BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Heraclitus Ephesius - luogo non identificato » Vespasiano da Bisticci Le vite - p. 1121

Vespasiano da Bisticci

Le vite


gli rivegono il conto ispesso, et se vi mancassi nulla, re-
sterebbe et con danno et con vergogna. Agli uomini dice
che farà l'onipotente Idio conto del tempo che sono vi-
vuti, quanto hanno dormito, quanto hanno consumato in
mangiare per nicistà, dipoi vedrà il resto del tempo che
resta loro, gli anni, e' mesi, e' dì, l'ore et i momenti, a
quegli che l'arano consumato disutilmente renderà se-
condo il testo del Vangelo: Non ti partirai di qui infino
a tanto che tu renderai uno minuto quadrante
, idest ren-
derai ragione d'ogni minimo peccato; et per questo di-
spensava il suo tempo maravigliosamente. Istava messer
Giannozo del continovo in grandissimo sospetto della gra-
vezza, dubitando di quegli che avevano invidia alle sua
virtù. Neri di Gino, che l'amava assai, inteso di buono
luogo come lo volevano ispacciare com porgli una gravez-
za di natura che fusse costretto a partirsi da Firenze,
avisonnelo subito, et dissegli che bisognava che venisse a
Firenze.
Uno suo amico singulare, essendo con uno de' primi della
città et lodandolo di più cose che aveva facto, et massime
in questo vicariato, dipoi dolendosi con lui delle diso-
neste gravezze sute poste, costui che già aveva fermo il
pensiero di spacciarlo, lo voleva giustificare che fusse rico.
L'amico di messer Giannozo gli mostrò per potentissime
ragioni essere l'opposito, et massime per una che nolla po-
tè negare, dicendo che chi consuma continovamente il
capitale, non gli bastando l'entrate, conviene che sia po-
vero. Sopportollo molestamente, ma non lo potè negare.
Conoscevasi assai di presso dove eglino andavano, per
la passione che dimostrava questo cittadino. Questi era-
no i meriti delle sue fatiche! L'amico suo iscrisse ancora
a messer Giannozo che venisse a Firenze, domandò licen-
tia, et ebbela, et venne a Firenze. Giunto andò a parlare a
questi della gravezza et feceno come si fa pe' più de' cit-
tadini di dare buone parole et fare cattivi facti. Egli, che
non si poteva pagallo con parole, di subito s'avide dove
costoro erano volti, et una sera, essendo circa a mezza


pagina successiva »
 
p. 1121 [II, 587]