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Vergilius Maro, Publius - Aeneis » Zucchi, Giacomo Dei de' Gentili - p. 59

Zucchi, Giacomo

Discorso sopra li Dei de' Gentili e loro imprese


nibus, res parentibus
. Et altrove: Et relinquet alienis divitias suas, sepulcra
eorum, domus illorum in aeternum.
Soggiunge il Profeta Santo, et non è dubbio
alcuno, et per lunga sperienza il veggiamo, che dove abbondano infinite ricchezze,
ivi parimente infinitissimi vitii annidano, poiché: Ubi est abundantia, Behemoth
quiescit
; non trovando, in arido e povero stato, dove troppo quietamente possa
posarsi, come ci mostrò la Sapienza Divina. Ma quello che più mi par da con-
side[e]rare, è il vedere alcuni così imbrogliati in questo vischio, che no s'accorgono
che questa insatiabil sete mai si satia, anzi doppo il pasto ha più fame che prima,
né serve ad altro che farsi odioso al prossimo e nemico a Dio, e nocimento a sé
stesso, come dice il verso: Avaritia odiosos semper facit, largitas vero claros.
Per questo adunque a canto a Plutone ci habbiamo fatto le spaventose et serpen-
tili sorelle, le quali altro non figurano che gl'acuti stimoli et inquieti meriti di
questi indegni di luce, dinotato per la rabbiosa Aletto et per la crudel Tisifone,
et la speventosa Megera. Queste insieme con Plutone si sono dipinte in quel
modo che nel nono Canto dell'Inferno il divinissimo Dante le pone:
Tre Furie infernal di sangue tinte,
Che membra feminili haveano, et atto,
Et con Hidre verdissime eran cinte
Serpentilli, e ceraste havean per crine,
Onde le fiere tempie eran accinte.

Parimente a' piedi se gli è fatto il rabbioso e crudel Cerbero nostro, assegnato
(e non senza ragione) all'infernal Dio, intendendosi, per le ragioni dette, per la
sfrenata ingordigia dell'oro, in quella forma che si è dipinto, che dal medesimo
nel sesto della detta Cantica gentilmente si mostra:
Cerbero, fera crudele, e diversa,
Con tre gole caninamente latra
Sopra la gente, che qui è sommersa
Occhi vermigli, e la barba unta, et atra,
Il ventre largo, et unghiate le mani
Graffia li spirti, et ingoia, e squatra.

Si potrebbe questo ancora alludere alla triplice crudeltà delli avari, come poco fa
dicemmo, verso Dio, verso il prossimo et in sé stessi; et non è dubbio che, così
come la liberalità fa l'huomo simile a Dio, poiché: ex liberalitate sua fecit, quic-
quid fecit
; così l'insolente rapina e crudeltà di questi tali gli rende in tutto
all'infernal mostro simiglianti. Ma quel che è peggio, è che manco pensano poi in
avvenire, mal grado, innanti al tremendo Giudice Divino a rendere severissimo
conto, dove, come disse quel Beato e Santo Padre, la conscienza è accusatrice, la
memoria è testimonio, la ragione è sentenza, il timore et il dolore sono i cru-
delissimi carnefici, il fuoco è l'agente, et il Diavolo è l'essecutore; et quindi
s'accresce la pena, quando: crudelitas praesidentis desperatio peccatoris. Trovan-
dosi questi depositarii del crudelissimo nemico haversi in eterno fabricato lucrum
in arca, et damnum in anima
, miseri, e mille volte infelicissimi, poiché non
conoscono che la morte non è altro finalmente, come disse quel Savio intelletto,
che una fidatissima portinara, la quale, in quella guisa che in un sontuoso convito
avvenir suole, che dopo l'essersi i convitati goduti quel poco di momento, la
superba pompa de' ricchi piatti d'argento e d'oro, e gl'altri superbissimi ornamenti,
finito il banchetto superbissimo vien ogni cosa al fidato Credenziere rassegnato,
non havendo, dico, i convitati goduto altro che una breve vista, e quel tanto che
al ventre han donato, così interviene parimente in dispetto loro a questi crassi, che
tanto nelle ricchezze, anzi in Plutone istesso hanno messo ogni lor speme. Ma
piacesse a Dio, che manco mal saria che del lor copioso tesoro si contentassero
e dentro a' lor termini stessero, ancor che male acquistati, se uscendo da quelli
non cercassero queste rapaci Arpie sino alle misere satiche altrui avidamente


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