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Lucretius Carus, Titus - De rerum natura » Zucchi, Giacomo Dei de' Gentili - p. 65

Zucchi, Giacomo

Discorso sopra li Dei de' Gentili e loro imprese


dice: Vinum et Mulieres Apostatare faciunt. Grida l'Apostolo Santo: Nolite ine-
briari vino, in quo est luxuria.
E certo che la ebrietà è un vile e nefandissimo
vitio. Infiniti, secondo i Gentili, si potrebbono addurre esempii, bastinci questi al
presente, per non diventar tediosi; et piacesse a Dio che tal Idolatria fosse del
tutto spenta, che non si vedrebbono tante insatiabilità ne' petti humani, che solo a
Bacco volti di poco altro si curano, et in questo ogni lor pensiero consecrato hanno
et ogni lor fine; anzi, come dal Beato Girolamo habbiamo, Tauri paucorum iugerum
pascuis aluntur. Unica silva pluribus Elephantibus sufficit. Homo vero terra, et
mari pascitur.
Le due figure finte di marmo dell'ornamento, a man dritta, e
coronate di quercia, con un scettro in mano, sono fatte per il Trionfo, del quale,
come habbiamo detto, questo Dio fu inventore; et dall'altra mano Marsia Satiro
con la sua solita cornamusa; et i festoni di sopra sono di uva e frutti convenienti
all'Autunno, del quale haveva questo particolare protettione. E qui farò al quadro
di Bacco fine.

Minerva.

Cinque vogliono che siano state le più famose Minerve, che di variati Padri
erano da' Gentili credute et adorate. Ma però tutte a quella di Giove par che
conferiscono, et non è dubbio alcuno che tanto hanno gli scrittori antichi questa
Minerva confusa, hor Tritonia, hor Pallade, et hor con altri infiniti nomi chiaman-
dola, che è un mettere il cervello a partito a chi di tal lettura facesse professione,
non che ad un ignorante pittore, qual di tal cose non hebbe mai pensiero; ma
Apollodoro distinguendola con queste parole dice:
Palla Tritonis filia fuit,
At Minerva Alumna.

Da che si vede che Minerva può esser figliuola a Giove, et Pallade di Nettunno,
come da Pausania et Erodoto è stato tenuto, dandole per madre la Tritonia Pa-
lude; e dicono che in detta palude, quale è nella Libia, le vergini con grandissima
festa van celebrando, e con gran veneratione, il suo natale.
Hora, lasciando tutte l'altre opinioni, da quella figlia di Giove istesso hab-
biamo il nostro suggetto preso. Apollonio al quarto Argomento, et Luciano, rac-
contano che, veggendo Giove la sua Giunone essere sterile, fattosi con la scure
(cosa ridicola) da Vulcano aprire il capo (che gli altri da sé stesso dicono), ne fa
saltar fuora l'armata e saggia Minerva. Pausania racconta in Atene esserci una
statua di Giove in tale effetto scolpita; Homero al quarto dell'Iliade vuole che
in Beotia sia nutrita et allevata. Basta, noi in quel modo dipinta l'habbiamo
come da Ovidio ci è mostro, et secondo che nell'antico veggiamo, cioè con l'elmo
in testa et la corazza all'antica, il cristallino scudo con la paventosa Gorgone,
dentro nell'una mano, e nell'altra l'asta. Dietro ad essa Minerva se gli è fatto il
Tempio che in Atene gli fu consecrato, secondo che vuole Strabone al nono libro,
da Trinto, nel quale stava il fuoco perpetuo, e dalle Vergini era custodito; et qui
appare che tal volta hanno presa Minerva per Vesta, et Vesta per Minerva. Basta
che a questa da il Dotto per detto servitio fu fatto et edificato un bellissimo mo-
nastero, alla cui sacerdotessa, cosa da ridere, non era lecito toccar cascio fresco
(cioè del paese), ma del forastiere niente importava. In questo tempio adunque era
quella famosa statua di Pallade fatta d'avorio dall'eccellentissimo Fidia. Due altri
famosissimi tempii a questa dedicati furono, sì come nel terzo e nel quinto Stra-
bone ci racconta, in Spagna l'uno, nell'isola Caprea, nel promontorio permesso
l'altro dal valoroso Ulisse.
Appresso Atene, la Sfinge et il Grifo dedicato gl'era, sì come nella nostra
pittura dipinto l'habbiamo; così parimente la sua amata Civetta, et appresso lo
scudo i Virgiliani santi, né si è lasciato fra gli arbori il suo ritrovato Ulivo
dipignerci, albero dico a lei consecrato.


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