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Biblia, Gn » Zucchi, Giacomo Dei de' Gentili - p. 66

Zucchi, Giacomo

Discorso sopra li Dei de' Gentili e loro imprese


Volsero che non solo fosse sopra le Vergini questa Dea reputata, ma ancora
le attribuirno tutte le scienze et virtù, così mecaniche come liberali, secondo che
a' piedi per tutto di varii stromenti ornata si vede, come parimente ancora ne' fe-
stoni che per ornamento di questo quadro si sono fatti. Vuole Ovidio, al quarto,
che di una Vacca se le facesse sacrificio; ma stravagante in tutte l'attioni è stato
sempre l'humor de' Gentili, et in particolare intorno a questa Dea; poiché, stimando
tanto la sua pudicitia, tanto sacrosanta la reputavano che, disavvedutamente
havendola l'infelice Tiresia veduta nel sacrato fonte di Elicona lavarsi, fu come
si legge della vista privato; et un altro per Diana parimente in cornuto Cervo
trasformato. Et dall'altra banda poi questa istessa (dico Minerva) insieme con
l'altre due si lasciò dal giovane Troiano tutta nuda et lasciviamente della bellezza
sua del cupido occhio pienamente godere. Ma perché solo di quanto tocca al fatto
nostro nelle cose che dipinto habbiamo, habbiam tolto a ragionare, e non d'ogni
lor significato et senso, come altre volte, a chi di tal cose sottilmente ne ha scritto
il cortese lettore rimetteremo, et in particolare a quelli onde tal soggetto tolto
habbiamo. Replicherò ben sol questo, che molti, con nequissimo animo, per sbat-
tere il valore delle femine, han voluto che la saggia Minerva solo del gran Giove
senz'altro mezo sia nata, et Marte dell'altiera Giunone solamente; con dire che
nella donna non è sapienza né consiglio che buono sia, ma solo dico Marte, cioè
discordie, risse, crudeltà, avaritia, et una focosa libidine. Si risponde tacitamente
da loro che è il vero, che cosa tanta manifesta e chiara non si possa per modo
alcuno negare, et che il giuditio et il discorso hanno mostro certo uscir dall'huomo;
ma però sotto il nome di femina, cioè di Minerva, senza il quale non pare che per
nostra salute si possa far cosa buona, poiché Divitiae salutis, sapientia, et scien-
tia.
Non voglio questa volta trascorrere in dir qualche cosa a rovescio, per vo-
lere il sesso feminino (che bisogno non ha) difendere; che non mi fosse per
avventura detto quel verso del Savio: In supervacuis rebus noli scrutari, et in
pluribus operibus eius ne fueris curiosus.

A canto a questo quadro ci sono due figure, finte al solito, per ornamento, di
marmo; a man dritta è Vulcano suo fratello, et a sinistra Prometeo, con la face
accesa dal celeste fuoco auro per mezo di essa Minerva, co'l quale, alla imagine
che in man tiene, detto lo sposo. E questo basti per Minerva.

Atlante.

Giusta cosa è che, come i due quadri di Minerva et Bacco mettono in mezo
il quadro d'Apollo lor fratello, così parimente questo di Atlante et di Maia sua
figliuola adorni quello di Mercurio, sendo a questo figliuolo et a quello nipote.
Ma venendo ad Atlante, dico che secondo alcuni autori furno diversi gli Atlanti,
poiché uno vogliono che fusse di Arcadia, un altro di Egitto, et uno d'Asia, quale
è questo, et un altro di Lidia; et finalmente un altro d'Italia, e questo affermano
li Storiografi che Fiesole edificasse. Ma lasciando ogni confusa opinione, come
dicemmo, questo di Giapeto et dell'Asia figliuola dell'Oceano, o come altri vogliono,
di Libia, sarà il nostro soggetto. Apollodoro al 3, Ovidio al 4, Strabone al 17,
vogliono che questo fusse Re della Mauritania, et che di Pleione sua moglie et
figliuola dell'Oceano le Pleiadi havesse, et parimente le Hiadi. Ma fra le prime
si aggiugne questa Maia, della qual poi ragioneremo; l'altre sei son queste: Ce-
leno, Sterope, Merope, Elettera, Alcione, et l'ultima Taigere, le quali da alcuni,
sì come ancora Esiodo afferma, assegnate sono a' sette pianeti, come Celeno a Sa-
turno, Sterope a Giove, Merope a Marte, Elettera al Sole, Alcione a Venere,
Maia a Mercurio, et Taigere alla Luna. Queste ancora dalli Astrologi nella
imagine celeste del Tauro sono applicate. Racconta Ovidio che, havendo il detto
Atlante dall'Oracolo di Temis havuto che uno della stirpe e progenie di Giove
lo priverebbe della vita e del regno, con grandissima diligentia e sospetto si
guardava; finalmente, capitato a sorte Perseo nel costui Regno, et havendo per lo


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