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Valerius Flaccus, Gaius - Argonautica » Zucchi, Giacomo Dei de' Gentili - p. 44

Zucchi, Giacomo

Discorso sopra li Dei de' Gentili e loro imprese


Dei, havessero un poco meglio o non tanto almeno curiosi indrizzato l'intel-
letto alla cognitione del vero, senza dubbio mi rendo certo che non sarieno tanto
e così precipitosamente trascorsi in così profane Deità e sfacciate cerimonie,
né manco nella moltitudine dei libri sarieno le memorie dei loro infami sacrificii
e dishonesti riti rimaste, sì come di sotto in più luoghi sentiremo. Ma venendo
alla prima origine delli Dei, dico che, secondo la più parte degl'antichi autori,
et particolarmente di Apollodoro Atheniese, vuole che dal gran padre Cielo habbia
havuto principio tanta celeste monarchia. Però lasciando i Taleti, gli Anaximeni,
gli Eracliti, gli Empedocli, i Metrodori, i Democriti, et parimente Pitagora, Ar-
chelao, Anaxagora, Cleante et infiniti altri; quelli con l'acqua, altri con l'aria,
questi con il fuoco, altri con li quattro Elementi, e chi con l'eternità dell'universo,
altri con gli atomi, et altri forse con mute pazie e girandole. Nel primo quadro
si vede l'Atlante Dio, da alcuni nominato Celio o Celo, overo Urano, come
molti vogliono; il quale di 45 figli, come dicemmo, fu dalla cieca antichità adorno:
una parte de' quali furno poi universalmente Titani chiamati, tra i quali pongono
Ceo, Hipperone, Giapeto, Thia, Rhea, Terni, Febo, Tethi, Saturno, Bronte, Ste-
rope, Ceto, Briareo, e Gigi, et altri. Ma aggiungono, secondo Hesiodo, del sangue
dei genitali suoi Alecto, Tisiphone, Megera, crudelissime Furie. E lasciando
questo da parte, si è finto detto Cielo e disposto giovane, il quale, mentre sostiene
con una mano un vaso con un'ardente fiamma dentro, sta in atto con l'altra di
appoggiarsi sopra una gran palla ad una pietra di stelle, in su la quale esso siede;
questa, in guisa di carro fatta, e con due velocissime rote adorna, mostra esser
tirata dalle due Orse celesti. Dietro a questa figura in aspetto fiero e terribile,
sopra la testa del Cielo, si vede un altro giovane, che, alzando le braccia, sostiene
con ambe le mani un'altra palla azurra, nella quale dipinte si vedono sette stelle,
dinotando l'Artico Polo; sì come parimente il vecchio in terra sedente, con un'altra
simil palla in cui s'appoggia, nella quale sono le quattro Antartiche stelle, sì
come lui per l'Antartico Polo pigliamo. Circonda nel mezo, con il destro braccio,
il Cielo un'altra figura, la quale sostiene con l'altra mano la celeste Bilancia,
mentre che in grembo li posa un Ariete, il quale s'intende per le dipinte im-
prese chiaramente l'Equinottiale. Son queste messe in mezo da due altre figure:
a man dritta un vecchio freddo con il Capricorno in braccio per lo Solstitio
Hiemale; l'altro un giovane ardito e fiero, per il solstitio della State. Vien
questo quadro messo in mezzo da due figure, sì come tutti gl'altri quadri sono;
ma l'una di queste, cioè a man dritta, con un serpe in mano che si morde la coda,
è finta di marmo e fatta per la Eternità, l'altra, di bronzo finta, un giovane con
un vaso di fuoco in mano, finto per l'Elemento del Fuoco, o Hethere che dir lo
vogliamo. In questo tanto Dio adunque fondò la cieca gentilità il principio della
sua Religione secondo l'ignoranza di quei secoli, o la malitia et sagacità del
Diavolo, che a ciò con infinite superstitioni li spingeva; giudicando eglino ciò
fare con ottimo giudicio, poiché dal Cielo, dal cui moto nasce Saturno, inteso
per il tempo, dal quale vengono in luce tutte le cose, et per conseguenza le pro-
dotte dal medesimo al vano oblio son date.
Omnia tempus habet, et suis spatiis transeunt etc.
Tempus edax rerum, tuque invidiosa vetustas
Omnia destruitis
, etc.
Sì che per tanto possiamo semplicemente affermar che l'opinione di Apollo-
doro, il quale in questo discorso osserviamo, fusse molto più dell'altre lodata,
almeno più comportabile, poiché: ante coelum nullum est tempus. Vogliono fi-
nalmente che a questo Dio, per tutta l'Africa e Libia, dagli Atlantidi popoli,
fussero con grandissima Religione fatti di corpi humani copiosi et sanguinosi
sacrificii, o sì, come dettava loro la crudeltà innata, per compire intieramente et
far la sceleratezza maggiore, sotto specie di veneranda et pietosa religione, et ti-
more verso questi loro così mal conosciuti Dii. Ma è tempo che dell'Oceano
ragioniamo, da molti famosi ancora similmente esso per il primo tenuto.


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