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Biblia, Act » Livius, Titus - Ab Urbe condita » Zucchi, Giacomo Dei de' Gentili - p. 47

Zucchi, Giacomo

Discorso sopra li Dei de' Gentili e loro imprese


Felix nimium prior aetas,
Contenta fidelibus arvis.
Nec inerti perdita luxu,
Facili quae sera solebat
Ieiunia solvere glande;
Somnos dabat herba salubres;
Potum quoque lubricus amnis.
Umbras altissima pinus,
Utinam modo nostra redirent
In mores tempora priscos.
Sed saevior ignibus Aetnae
Fervens amor ardet habendi.

Ma Flacco, nell'Ode XV del lib. 2, dolendosi della sfrenata lascivia della sua
età, commemorando leggiadramente l'antica honestà, dice questi versi:
Iam pauca aratro iugera regiae
Moles relinquent

et seguitando per molti versi; dove si può con ragione chiamarlo non solo felice,
ma certo felicissimo, poiché gli è stata così prospera la fortuna che, quello che
a lui amaro assentio parea, hoggi si riputeria dolcissimo nettare, in compara-
tione dico di questo nostro così ferigno e sfortunato secolo. Ma ritornando a
proposito, si è fatto dall'altra banda di Saturno, pur di bronzo finta, l'Agricoltura,
per le ragioni dette. Nell'ornamento poi della cartella che gli è di sopra si sono
fatti cascare, secondo il solito delli altri quadri, due festoni, li quali oltra ai varii
horologi e simili materie al detto Dio convenienti, si sono ancora con frutti
et fiori accennati i quattro tempi dell'anno di cui Saturno è signore. E questo
basti.

Giove.

Havendo noi dato principio con Saturno alli sette Pianeti, secondo l'ordine
o geneologia delli Dei, conveniente cosa sarà, per non confonderci, che, segui-
tando il colmo della volta, veniamo a ragionar di Giove suo figliuolo, e pari-
mente poi delli altri pianeti secondo il sito e l'ordine loro, se ben però non sarà
così facile, rispetto alli tanti Giovi che sono stati adorati e composti dalle varie
opinioni de' Gentili, e secondo (come dicemmo) la diversità de' paesi, de' padri,
et altri infinitissimi accidenti che d'ogn'intorno ci accresce difficoltà; le quali
tutte al presente mettendole da parte come superflue, diremo che tre più illustri
furno i Giovi più famosi: il primo fu il figliuolo della Terra, il secondo di Celo,
et il terzo e più celebrato è questo di Saturno; il qual, per havere più degni autori,
a lui habbiamo applicata la nostra pittura; e sopra questo ragioneremo.
Dico adunque che, secondo che Sant'Agostino, Esiodo, Diodoro et altri
affermano, infinite provincie hanno creduto che questo fra loro sia nato e
nutrito, sì come dalli infiniti suoi cognomi possiamo comprendere, come saria
Dodoneus, Gnidius, Laonius, Misesius, Elaeus, Vivinius, Ultor, Stator, Praedator,
Capitolinus, Pistor, Victor, Heliopolites, Latialis, Erythraeus, Molossus, Ammo-
nius, Carius, Feretrius, Elicius, Tonans, Custos
et sim<i>li. Si aggiunge che
fra li Arcadi, e forse ancora altrove, poteva tanto l'ignoranza di quei secoli,
che volendo mostrarsi grati per qualche beneficio ricevuto da alcun buon Pren-
cipe, dopo haverlo con infinite lodi infino al Cielo alzato, li drizzavano i tempi e
le statue; e finalmente con il maestrevol nome di Giove l'ornavano, o di qualunque
altro Iddio, secondo l'occasione o il gusto loro. I posteri poi che nel trono
succedeano, per non parere da manco delli antecessori loro, con il regno insieme
si usurpavano il deificato nome, in quella dico guisa che da Giulio Cesare furno
i suoi successori, e sono Cesari chiamati, sì come Augusti dal divo Augusto


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