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Plato - Epinomis » Della Casa, Giovanni Orazione della Lega - p. 443

Della Casa, Giovanni

Orazione per muovere i Veneziani a collegarsi col Papa, col re di Francia e Svizzeri


<I.>Se alla violenza si potesse resistere in alcun modo fuori che
col ferro e con l'armi, io temerei, serenissimo principe ed eccellen-
tissimi signori, di potere esser ripreso da voi meritamente di ciò
ch'io son constretto d'esporvi nel mio presente ragionamento, e
stimerei che la materia, della quale io favello, fusse alla mia condi-
zione ed al mio presente abito del tutto contraria e difforme;
ma, perché dalla forza non può l'uomo altrimenti difendersi né
aiutarsi che col vigore dell'animo, con l'armi e con la guerra, io non
credo che alcun possa a buon'equità biasimarmi, s'io parlerò non
volentieri
, ma a forza, né di quello che mi piacerebbe di dire, ma
di quello che è necessario di fare non meno a quest'eccelso e
magnifico dominio che al papa e ad altri, cioè di procacciare difesa
e scampo alla commune salute, alla commune vita, alla commune
libertà. La quale, se ella non è posta in grandissima tempesta e se
ella non è assalita ed assediata e circondata da gravissimo pericolo
e da superbo ed acerbo nemico, continuiamo la nostra umile e
pacifica quiete; ché io non consiglio e non richieggo alcuno che,
potendo avere onesta o ancora dimessa pace, elegga più tosto utile
e gloriosa guerra; ma, perché, se io non m'inganno, al nostro ozio
ed al nostro riposo sono già apparecchiati e poco meno che avvolti
ed annodati i miserabil lacci e l'aspre e gravi catene di servitù, io
prego la Serenità Vostra e gl'illustrissimi suoi senatori che si de-


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