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Plato - Phaedrus » Vergilius Maro, Publius - Bucolica » Lomazzo, Giovanni Paolo Forma delle Muse - p. 39

Lomazzo, Giovanni Paolo

Della forma delle Muse, cavata da gli antichi autori Greci et Latini


loro. Et Orfeo lasciò ne gli hinni suoi Apolline con le corde
canore, cioè coi moti, e le forze sue temprar il tutto, e con
la grave voce ch'egli chiamò hypate il verno, co' l'acuta, cioè
Neate l'Estate, con Dorioni, cioè le mezzane voci la Prima-
vera, e l'Autunno produrre. E ci soggiunge Proclo, che Apol-
lo Musagete, quasi che conduttier delle Muse, è l'unità all'ar-
monia nell'universo, e questo è 'l coro delle Muse di tutto il
numero novenario, da' quali due tutto il mondo con nodo
indissolubile vien allegato. E Macrobio dice che però egli
vien figurato con lira di sette corde in mano, perché tanti so-
no i cieli de pianeti, e movendosi con quella proportione
più confacentesi a ciascuno rendono soavissima armonia, la
quale è dinotata per la lira in sua mano. Percioché dimoran-
do il Sole in mezzo a tutti, a tutti ancor dà legge, sì che vanno
e più e meno tardi, conforme al vigore che ricevono da lui.
Onde lo stesso disse altrove, Apollo quasi duce, e prence di tut-
ti gli altri giri, o sfere. E perché i Poeti tutti han giudicato
Febo duce delle Muse, e di tutte le scienze, di esse disse il Fi-
cino, però se ci accade pensiero profondo et alto, facciasi quan-
do egli è nella più alta parte del Cielo, e se le Muse hanno a
cercarsi cerchinsi nelle hore stesse, sotto la sua scorta.
Et ben a
gran ragione, perché havendo, secondo i Platonici Iddio fabrica-
to o formato il Mondo, con infinita providenza, et arte, accio-
ch'egli dimostrasse più chiaramente l'autor suo, in ogni sfera
ci locò animali, i quali non solo rappresentassero un coltissimo
tempio, ma di continuo cantassero le lodi del sommo opifice.
E l'istesso volle che l'humane menti, poste nel mezzo facessero,
e questa è poi quella danza delle Muse, che con imperio di
Apollo canta, risuona, e balla, et Orfeo disse ch'egli temprava
il Cielo tutto con la cetera. Or questo Apollo non è altro che
Dio sommo, il quale fu detto dal gran Pitagora universale.
Il fine.


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