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Philo Alexandrinus - De opificio mundi » Lomazzo, Giovanni Paolo Forma delle Muse - p. 7

Lomazzo, Giovanni Paolo

Della forma delle Muse, cavata da gli antichi autori Greci et Latini


culiari, e che Cario, figliol di Giove, e di Tortebia, come af-
ferma Nicolò istorico, andando vagabondo giunse ad una cer-
ta palude, senza nome per l'innanzi, e da lui chiamata poi
dal nome della madre, et ivi apprese i canti di quelle Ninfe, le
quali gli habitanti chiaman le Muse. Et perciò fu autore
poscia della melodia de Lidii, come testifica anco Stefano de
Urbibus, Proclo Licio in un hinno le fa nove, et altri confer-
mano quelle esser generate dal congresso di nove notti, che
vien a dire, che negli studii notturni si fa maggior profitto, et
è necessaria la notte. Né per altra cagione i Poeti chiamaron
la notte Eufrone, che perché di notte più accuratamente, et
intensamente contempliamo, e come dice Epicarmo se tu
discorre alcuna cosa saggia, di bisogno ti fa notturna conside-
ratione, e ciò che pertiene alle lettere, si pensano meglio di
notte.
Suida dice ch'esse vengon dette dal ricercare perché son
causa d'ogni disciplina; il che testifica Palefato, e perciò
talora fur dette dagli antichi Mose.
Ma Eusebio stima che sian dette Muse, che presso a Greci
vien a dir maestro di buona, et honesta disciplina, e per tal
cagione Omero, e Proclo cantar ne gli hinni, quelle inven-
trici, e dimostra<t>rici a gli huomini della religione. Alcuni al-
tri quasi per concisione Meluse, disserle, et altri per la concor-
dia e simpatia delle dottrine, overo come vuol Cassiodoro
che sien l'una all'altra necessaria, come le virtù. Onde viene
che da gli antichi alcuni sien dette nodo, e collegamento del-
le dottrine, e delle scienze. Da prima fur dette Ninfe, come
dice Acrone, sopra quel verso di Oratio Vidi docentem cre-
dite posteri ninfasque discentes
, e Verg. Ninfe noster amor li-
bethrides.
E Varrone dice, che fur dette prima Casmene, poi
Carmene, all'ultimo Camene.
Furon tenute figlie di Giove, e di Mnemosine, o di Tespia
o di Antiope, perché si disse la Musa esser la scientia, e l'otti-
mo affetto nel riceverla, il quale non d'altronde che dal Cie-


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