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Plinius Caecilius Secundus, Gaius - Epistulae » Della Casa, Giovanni Galateo - p. 407

Della Casa, Giovanni

Trattato cognominato Galateo ovvero de' costumi


<XX.> E dèi oltre a ciò sapere che alcuni motti sono che mordono
e alcuni che non mordono: de' primi voglio che ti basti il savio
ammaestramento che Lauretta ne diede: cioè che i motti come
la pecora morde deono così mordere l'uditore, e non come il cane;
perciocché, se come il cane mordesse, il motto non sarebbe motto
ma villania
; e le leggi quasi in ciascuna città vogliono che quegli
che dice altrui alcuna grave villania sia gravemente punito, e forse
che si conveniva ordinar similmente non leggeri disciplina a chi
mordesse per via di motti oltra il convenevole modo; ma gli uo-
mini costumati deono far ragione che la legge che dispone sopra
le villanie si stenda eziandio a' motti, e di rado e leggermente
pungere altrui. E, oltre a tutto questo, sì dèi tu sapere che il motto,
come che morda o non morda, se non è leggiadro e sottile gli udi-
tori niuno diletto ne prendono anzi ne sono tediati o, se pur ridono,
si ridono non del motto ma del motteggiatore. E, perciocché   niuna
altra cosa sono i motti che inganni, e lo ingannare, sì come sottil
cosa e artificiosa, non si può fare se non per gli uomini di acuto e
di pronto avvedimento e spezialmente improviso, perciò non con-
vengono alle persone materiali e di grosso intelletto né pure ancora
a ciascuno il cui ingegno sia abbondevole e buono
, sì come per av-
ventura non convennero gran fatto a messer Giovan Boccaccio:
ma sono i motti speziale prontezza e leggiadria, e tostàno movi-
mento d'animo. Per la qual cosa gli uomini discreti non guardano
in ciò alla volontà ma alla disposizion loro; e, provato che essi
hanno una e due volte le forze del loro ingegno invano, conoscen-
dosi a ciò poco destri, lasciano stare di pur voler in sì fatto essercizio
adoperarsi, acciocché non avvenga loro quello che avvenne al ca-
valiere di madonna Oretta. E, se tu porrai mente alle maniere di
molti, tu conoscerai agevolmente ciò che io ti dico esser vero; cioè
che   non istà bene il motteggiare a chiunque vuole, ma solamente
a chi può
. E vedrai tale avere ad ogni parola apparecchiato uno
anzi molti di quei vocaboli che noi chiamiamo bistìccichi, di niun


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