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Biblia, Io » Della Casa, Giovanni Galateo - p. 410

Della Casa, Giovanni

Trattato cognominato Galateo ovvero de' costumi


per lo più sono brievi, ma nel favellar disteso e continuato, il
quale vuole essere ordinato e bene espresso e rappresentante i
modi le usanze gli atti e i costumi di coloro de' quali si parla sic-
ché all'uditore sia avviso non di udir raccontare ma di veder con
gli occhi fare quelle cose che tu narri (il che ottimamente seppono
fare gli uomini e le donne del Boccaccio, come che pure talvolta,
se io non erro, si contraffacessero più che a donna o a gentiluomo
non si sarebbe convenuto a guisa di coloro che recitan le comme-
die), e a voler ciò fare bisogna aver quello accidente o novella o
istoria, che tu pigli a dire, bene raccolta nella mente, e le parole
pronte e apparecchiate sicché non ti convenga tratto tratto dire:
— Quella cosa — e: — Quel cotale —, o: — Quel... come si chia-
ma —, o: — Quel lavorio —, né : — Aiutatemelo a dire — e: — Ricor-
datemi come egli ha nome — perciocché questo è appunto il trotto
del cavalier di madonna Oretta. E, se tu reciterai un avvenimento,
nel quale intervenghino molti, non dèi dire: — Colui disse — e:
— Colui rispose — perciocché tutti siamo Colui, sicché chi ode
facilmente erra. Conviene adunque che chi racconta ponga i nomi e
poi non gli scambi. Ed oltre a ciò si dee l'uomo guardare di non
dir quelle cose, le quali taciute la novella sarebbe non meno pia-
cevole o per avventura ancora più piacevole: — Il tale che fu fi-
gliuol del tale, che stava a casa nella via del Cocomero, no'l
conosceste voi? che ebbe per moglie quella de' Gianfigliazzi:


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