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Herodotus - Historiae » Aristoteles - Metaphysica » Della Casa, Giovanni Galateo - p. 372

Della Casa, Giovanni

Trattato cognominato Galateo ovvero de' costumi


dire a savi letterati che   tanto viene a dire in latino sbadigliante
quanto neghittoso e trascurato
. Vuolsi adunque fuggire questo
costume, spiacevole, come io ho detto, agli occhi ed all'udire ed allo
appetito; perciocché usandolo non solo facciamo segno che la
compagnia con la quale dimoriamo ci sia poco a grado, ma diamo
ancora alcun indicio cattivo di noi medesimi, cioè di avere addor-
mentato animo e sonnacchioso; la qual cosa ci rende poco amabili
a coloro co' quali usiamo. Non si vuole anco, soffiato che tu ti sarai
il naso, aprire il moccichino e guatarvi entro, come se perle o ru-
bini ti dovessero esser discesi dal cèlabro: che sono stomachevoli
modi ed atti a fare, non che altri ci ami, ma che, se alcuno ci
amasse, si disinnamori; sì come testimonia lo spirito del Labirinto
chi che egli si fosse; il quale, per ispegnere l'amore onde messer
Giovanni Boccaccio ardea di quella sua male da lui conosciuta
donna, gli racconta come ella covava la cenere sedendosi in su le
calcagna, e tossiva ed isputava farfalloni. Sconvenevol costume è
anco, quando alcuno mette il naso in sul bicchier del vino che altri
ha a bere, o su la vivanda che altri dee mangiare, per cagion di
fiutarla; anzi non vorre' io che egli fiutasse pur quello che egli
stesso dee bersi o mangiarsi, posciaché dal naso possono cader di
quelle cose che l'uomo have a schifo, eziandio che allora non cag-
gino. Né per mio consiglio porgerai tu a bere altrui quel bicchiere
di vino al quale tu arai posto bocca ed assaggiatolo, salvo se egli
non fosse teco più che domestico. E molto meno si dee porgere
pera o altro frutto nel quale tu arai dato di morso. E non guardare
perché le sopraddette cose ti paiano di picciolo momento; percioc-
ché anco le leggeri percosse, se elle sono molte, sogliono uccidere.
<IV.> E sappi che in Verona ebbe già un vescovo molto savio di
scrittura e di senno naturale, il cui nome fu messer Giovanni Mat-


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