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Biblia, Rm » Della Casa, Giovanni Galateo - p. 429

Della Casa, Giovanni

Trattato cognominato Galateo ovvero de' costumi


quivi è la bellezza; e quella cosa veramente bella si può chiamare, in
cui la detta misura si truova. E, per quello che io altre volte ne intesi
da un dotto e scienziato uomo, vuole essere la bellezza uno
quanto si può il più e la bruttezza per lo contrario è molti, sì come
tu vedi che sono i visi delle belle e delle leggiadre giovani, per-
ciocché le fattezze di ciascuna di loro paion create pure per uno
stesso viso, il che nelle brutte non addiviene; perciocché, avendo
elle gli occhi per avventura molto grossi e rilevati, e 'l naso pic-
ciolo, e le guance paffute, e la bocca piatta, e 'l mento in fuori, e
la pelle bruna, pare che quel viso non sia di una sola donna ma sia
composto di visi di molte e fatto di pezzi; e trovasene di quelle, i
membri delle quali sono bellissimi a riguardare ciascuno per sé, ma
tutti insieme sono spiacevoli e sozzi, non per altro, se non che sono
fattezze di più belle donne, e non di questa una: sicché pare che
ella le abbia prese in prestanza da questa e da quell'altra. E per av-
ventura che quel dipintore, che ebbe ignude dinanzi a sé le fan-
ciulle calabresi, niuna altra cosa fece che riconoscere in molte i
membri che elle aveano quasi accattato chi uno e chi un altro
da una sola; alla quale fatto restituire da ciascuno il suo, lei si
pose a ritrarre, imaginando che tale e così unita dovesse essere
la bellezza di Venere. Né voglio io che tu ti pensi che ciò av-
venga de' visi e delle membra o de' corpi solamente, anzi in-
terviene e nel favellare e nell'operare né più né meno. Ché se tu
vedessi una nobile donna e ornata posta a lavar suoi stovigli nel


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