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Aristoteles - De anima » Biblia, 1 Cor » Della Casa, Giovanni Galateo - p. 389

Della Casa, Giovanni

Trattato cognominato Galateo ovvero de' costumi


volta siano ricevute per verità; ma   a lungo andare i bugiardi non
solamente non sono creduti, ma essi non sono ascoltati sì come quelli
le parole de' quali niuna sustanza hanno in sé né più né meno come
s'eglino non favellassino ma soffiassino
. E sappi che tu troverai di
molti che mentono, a niun cattivo fine tirando né di proprio loro
utile né di danno o di vergogna altrui, ma perciocché   la bugia per
sé piace loro come chi bee non per sete ma per gola del vino
. Al-
cuni altri dicono la bugia per vanagloria di se stessi, millantandosi e
dicendo di avere le maraviglie e di essere gran baccalari. Puossi
ancora mentire tacendo, cioè con gli atti e con l'opere; come tu
puoi vedere che alcuni fanno, che, essendo essi di mezzana con-
dizione o di vile, usano tanta solennità nei modi loro, e così vanno
contegnosi e con sì fatta prerogativa parlano anzi parlamentano,
ponendosi a sedere pro tribunali e pavoneggiandosi, che egli è una
pena mortale pure a vedergli. E alcuni si truovano i quali, non
essendo però di roba più agiati degli altri, hanno d'intorno al
collo tante collane d'oro e tante anella in dito e tanti fermagli in
capo e su per li vestimenti appiccati di qua e di là che si disdirebbe
al sire di Castiglione. Le maniere de' quali sono piene di scede
e di vanagloria, la quale viene da superbia procedente da vanità:
sicché queste si deono fuggire come spiacevoli e sconvenevoli cose.
E sappi che in molte città e delle migliori non si permette per le
leggi che il ricco possa gran fatto andare più splendidamente ve-
stito che il povero: perciocché   a' poveri pare di ricevere oltraggio
quando altri, eziandio pure nel sembiante, dimostra sopra di loro


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