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Della Casa, Giovanni

Trattato cognominato Galateo ovvero de' costumi


debba troppo farsi maestro di beffe. Vera cosa è che   noi non pos-
siamo in alcun modo menare questa faticosa vita mortale del tutto
senza sollazzo né senza riposo
; e, perché le beffe ci sono cagione di
festa e di riso e, per conseguente, di ricreazione, amiamo coloro che
sono piacevoli e beffardi e sollazzevoli. Per la qual cosa pare che
sia da dire in contrario: cioè che pur si convenga nella usanza bef-
fare alle volte, e similmente motteggiare. E senza fallo coloro che
sanno beffare per amichevol modo e dolce sono più amabili che co-
loro che no'l sanno né possono fare; ma egli è di mestiero avere
risguardo in ciò a molte cose: e, conciossiaché   la intenzion del bef-
fatore è di prendere sollazzo dello errore di colui di cui egli fa al-
cuna stima, bisogna che l'errore nel quale colui si fa cadere sia tale
che niuna vergogna notabile né alcun grave danno gliene segua:
altrimenti mal si potrebbono conoscere le beffe dalle ingiurie
. E
sono ancora di quelle persone, con le quali per l'asprezza loro in
niuna guisa si dee motteggiare, sì come Biondello poté sapere da
messer Filippo Argenti nella loggia de' Caviccioli. Medesima-
mente non si dee motteggiare nelle cose gravi, e meno nelle vitu-
perose opere; perciocché pare che l'uomo, secondo il proverbio
del comun popolo,   si rechi la cattività a scherzo, comeché a ma-
donna Filippa da Prato molto giovassino le piacevoli risposte da lei
fatte intorno alla sua disonestà. Per la qual cosa non credo io che
Lupo degli Uberti alleggerisse la sua vergogna, anzi la aggravò,
scusandosi per motti della cattività e della viltà da lui dimostrata;
ché, potendosi tenere nel castello di Laterina, vedendosi steccare
intorno e chiudersi, incontinente il diede dicendo che   nullo lupo
era uso di star rinchiuso
. Perché,   dove non ha luogo il ridere, quivi
si disdice il motteggiare e il cianciare
.


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