Bruno, Giordano
La cena de le ceneri
Prudenzio Rem acu tangis
.
Teofilo Or questa distinzion di corpi ne la eterea
reggione l'ha conosciuta Eraclito, Democrito, Epicuro,
Pitagora, Parmenide, Melisso, come ne fan manifesto
que' stracci che n'abbiamo: onde si vede, che conobbe-
ro un spacio infinito, regione infinita, selva infinita, ca-
pacità infinita di mondi innumerabili simili a questo; i
quali cossì compiscono i lor circoli come la terra il suo: e
però anticamente si chiamavano ethera, ciò è corridori,
corrieri, ambasciadori, nuncii della magnificenza de
l'unico Altissimo, che con musicale armonia contempra-
no l'ordine della constituzion della natura, vivo spec-
chio dell'infinita deità. Il qual nome di ethera dalla cie-
ca ignoranza è stato tolto a questi, et attribuito a certe
quinte essenze, nelle quali come tanti chiodi siino in-
chiodate queste lucciole e lanterne. — Questi corridori
hanno il principio di moti intrinseco la propria natura,
la propria anima, la propria intelligenza: per che non è
sufficiente il liquido e sottile aria, a muovere sì dense e
gran machine; per che a far questo gli bisognarebbe
virtù trattiva, o impulsiva, et altre simili, che non si fan-
no senza contatto di dui corpi almeno, de quali l'uno
con l'estremità sua risospinge, e l'altro è risospinto: e
certo tutte cose che son mosse in questo modo, ricono-
scono il principio de lor moto o contra o fuor de la pro-
pria natura, dico o violento o almeno non naturale. È
dumque cosa conveniente alla commodità delle cose che
sono, et a l'effetto della perfettissima causa, che questo
moto sii naturale da principio interno e proprio appul-
so, senza resistenza. Questo conviene a tutti corpi che
senza contatto sensibile di altro impellente o attraente si
muoveno. Però la intendeno al rovescio quei che dicono
che la calamita tira il ferro, l'ambra la paglia, il getto la
piuma, il sole l'elitropia: ma nel ferro è come un senso
(il qual è svegliato da una virtù spirituale che si diffon-
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