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Iuvenalis, Decimus Iunius - Saturae » Bruno, Giordano Cena - p. 44

Bruno, Giordano

La cena de le ceneri


barca chiamata l'emula de la lux perpetua; questa può
sicuramente competere in antiquità co l'arca di Noè: e
per mia fé, per certo par una de le reliquie del diluvio».
Le parti di questa barca ti rispondevano ovomque la
toccassi, e per ogni minimo moto risuonavano per tutto.
«Or credo» disse il Nolano, «non esser favola che le mu-
raglia (si ben mi ricordo) di Tebe erano vocali, e che
talvolta cantavano a raggion di musica: si nol credete,
ascoltate gli accenti di questa barca; che ne sembra tanti
pifferi con que' fischi, che fanno udir le onde quando
entrano per le sue fessure e rime d'ogni canto». Noi rise-
mo, ma Dio sa come:
... Annibal quand'a l'imperio afflitto
vedde farsi fortuna sì molesta,
rise tra gente lacrimosa e mesta.

Prudenzio Risus Sardonicus.
Teofilo Noi invitati sì da quella dolce armonia, co-
me da amor gli sdegni, i tempi e le staggioni, accompa-
gnammo i suoni con i canti. Messer Florio (come ricor-
dandosi de suoi amori) cantava il "Dove senza me dolce
mia vita". Il Nolano ripigliava: «Il saracin dolente, o
femenil ingegno», e và discorrendo. Cossì a poco a po-
co, per quanto ne permettea la barca: che (benché da le
tarle et il tempo fusse ridutta a tale ch'arrebe possuto
servir per subero) parea col suo festina lente tutta di
piombo, e le braccia di que' dua vecchi, rotte; i quali
benché col rimenar de la persona mostrassero la misura
lunga, nulla di meno co i remi faceano i passi corti.
Prudenzio Optime discriptum illud "festina", con
il dorso frettoloso di marinai; "lente", col profitto de re-
mi: qual mali operarii del dio de gli orti.
Teofilo A questo modo avanzando molto di tem-
po e poco di camino, non avendo già fatta la terza parte
del viaggio, poco oltre il loco che si chiama "il Tem-


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