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Pietro d'Abano - In Problemata » Bruno, Giordano Cena - p. 45

Bruno, Giordano

La cena de le ceneri


pio", ecco che i nostri patrini, in vece d'affrettarsi,
accostano la proda verso il lido. Dimanda il Nolano:
«Che voglion far costoro? voglion forse riprendere un
po'di fiato?»; e gli venne interpretato che quei non era-
no per passar oltre: perché quivi era la lor stanza. Prie-
ga e ripriega, ma tanto peggio: per che questa è una spe-
cie de rustici, nel petto de quali spunta tutti i sui strali il
dio d'amor del popolo villano.
Prudenzio Principio omni rusticorum generi, hoc
est a natura tributum, ut nihil virtutis amore faciant, et
vix quicquam formidine poenae
.
Frulla È un altro proverbio anco in proposito di
ciaschedun villano:
Rogatus tumet,
pulsatus rogat,
pugnis concisus adorat.

Teofilo In conclusione, ne gittarono là; et dopo
pagategli e resegli le grazie (per che in questo loco non si
può far altro, quando se riceve un torto da simil cana-
glia), ne mostrorno il diritto camino per uscire a la stra-
da. — Or qua te voglio dolce Mafelina, che sei la musa
di Merlin Cocaio. — Questo era un camino che comin-
ciò da una buazza la quale né per ordinario, né per for-
tuna, avea divertiglio. Il Nolano il quale ha studiato et
ha pratticato ne le scuole più che noi, disse: «Mi par ve-
der un porco passaggio, però seguitate a me»; et ecco
non avea finito quel dire, che vien piantato lui in quella
fanga di sorte che non possea ritrarne fuora le gambe; e
cossì aggiutando l'un l'altro, vi dammo per mezzo, spe-
rando che questo purgatorio durasse poco: ma ecco che
per sorte iniqua e dura, lui e noi, noi e lui ne ritrovam-
mo ingolfati dentro un limoso varco il qual come fusse
l'orto de la gelosia, o il giardin de le delizie, era termina-
to quinci e quindi da buone muraglia; e perché non era


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