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Litania pro rogantibus » Bruno, Giordano Cena - p. 46

Bruno, Giordano

La cena de le ceneri


luce alcuna che ne guidasse, non sapeamo far differen-
za dal camino ch'aveam fatto e quello che doveam fare,
sperando ad ogni passo il fine: sempre spaccando il li-
quido limo, penetravamo sin alla misura delle ginoc-
chia verso il profondo e tenebroso averno. Qua l'uno
non possea dar conseglio a l'altro, non sapevam che di-
re, ma con un muto silenzio chi sibilava per rabbia, chi
faceva un bisbiglio, chi sbruffava co le labbia, chi gittava
un suspiro e si fermava un poco, chi sotto lengua be-
stemmiava; e per che gli occhi non ne serveano, i piedi
faceano la scorta a i piedi, un cieco era confuso in far
più guida a l'altro. Tanto che,
Qual uom che giace e piange lungamente
sul duro letto il pigro andare de l'ore,
or pietre, or carme, or polve, et or liquore
spera ch'uccida il grave mal che sente:
ma poi ch'a lungo andar vede il dolente
ch'ogni rimedio è vinto dal dolore,
desperando s'acqueta; e se ben more,
sdegna ch'a sua salute altro si tente;

cossì noi dopo aver tentato e ritentato, e non vedendo ri-
medio al nostro male, desperati, senza più studiar e bec-
carsi il cervello in vano, risoluti ne andavamo a guazzo a
guazzo per l'alto mar di quella liquida bua, che col suo
lento flusso andava del profondo Tamesi a le sponde...
Prudenzio O bella clausola.
Teofilo ... tolta ciascun di noi la risoluzione del
tragico cieco d'Epicuro:
Dov'il fatal destin, mi guida cieco,
lasciami andar e dove il piè mi porta;
né per pietà di me venir più meco.
Trovarò forse un fosso, un speco, un sasso
piatoso a trarmi fuor di tanta guerra,
precipitando in loco cavo e basso.


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