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Varro, Marcus Terentius - luogo non identificato » Ripa, Cesare Iconologia - p. 272

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione [1603]

Gallia, Romanae nomine dicta togae.
Et più a basso dice specificamente che era nel foro Cornelio, cioè Imola:
Romam vade liber, si veneris unde, requiret
Aemiliae, dices, de regione viae.
Si quibus in Terris, qua simus in Urbe, rogabit:
Corneli referas me licet esse foro.

Fu detta Gallia, essendovi i Galli Senoni et parimenti i Boii passati
nell'Italia et quivi, havendone scacciati i Toscani (come habbiamo det-
to) et habitandovi, cominciarono a poco a poco pigliare i civili costumi de'
Romani non solamente del modo di vivere, ma altresì del conversare et
vestire, percioché vedendo quelli esser togati, anch'eglino pigliorno le
toghe che erano vestimenti de' Romani.
Ultimamente fu (come narra il Biondo) chiamata Romagna da Car-
lo Magno et da Papa Adriano Primo dopo la rovina de' Longobardi, per
esser stata Ravenna con alquante altre Città et Terre vicine sempre per
tutto il tempo de' Longobardi fedelissimi al Popolo Romano.
Si fa a questa Provincia la ghirlanda di lino, havendo Plinio in molta
stima il lino di Faenza nel lib. 19. ponendolo nel terzo grado di sottigliez-
za et densità et nel secondo grado di bianchezza.
La rubbia vien molto lodata quella di Ravenna da Dioscoride, come
cosa notabile. Le panocchie di miglio et di panico denotano la fertilità
del paese, quanto a tutte le sorti di biade et legumi et specialmente migli,
panichi, fava et fagioli.
Il ramo di pino con il frutto che tiene con la destra mano è per dimo-
strare la nobilissima selva di pini intorno a Ravenna et Cervia che è cosa
tanto propria di questa Provincia in Italia che niuna cosa la fa tanto dif-
ferente dall'altre quanto essa. Onde Sisto V., di felice memoria, in una
sua Bolla circa la conservatione di quelle pinete, la chiama decoro d'Italia.
Ma per non lassar di dire cosa che notabil sia et per dar occasione ad
altri porgendogli materia di variare a modo loro la forma di questa
figura. Io trovo appresso Plinio lodato i Rombi et Asparagi di Raven-
na, onde Martiale di essi così dice nel 13. lib.:
Mollis in aequorea quae crevit spina Ravenna
Non erit incultis gratior Asparagis.

Racconta anco l'abondanza delle rane che si trovano quivi et di lo-
ro così favella:
Cum comparata rictibus tuis ora
Niliacus habeat crocodilus anguste,
Meliusque Ranae garriunt Ravennates.

Vi sono ancora le viti fertili di Faenza, de' quali ne fa mentione Marco
Varrone lib. 1. cap. 2. de Re Rustica.
Et gli ottimi e generosi vini di Cesena, se bene possono essere supera-
ti in altri luoghi prodotti, ma gli antichi gli riposero tra i vini generosi,
come si legge appresso Plinio nel lib. 3. al cap. 6. et Mecenate ne faceva


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