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Alighieri, Dante - Divina Commedia » Ripa, Cesare Iconologia - p. 362

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione [1603]


Tiene la sfera celeste contemplando quella perchè le stelle in questo
tempo si rendono più visibili et più atte a potersi contemplare.
Il medesimo si può dire che significhi il pavone nella guisa che dicem-
mo, percioché, come riferisce Pierio Valeriano nel lib. 24, gl'Egittii per es-
so significano la notte chiara e stellata, vedendosi nella sua coda tanti oc-
chi come tante stelle nel Cielo.
Questa parte della notte si chiama Concubia; di ciò ne fa fede il Boccac-
cio, più volte citato, perciochè in questo tempo doppo l'essersi alquanto
vegliatosi va a riposare, che per tal significato si mette a lato alla sopra-
detta imagine il fanciullino che dorma.
Le quattro parti della Notte. Parte terza.


Terza Parte della Notte.

Una donna vestita di nero in una notte oscura, starà giacendo in ter-
ra in atto di dormire, terrà con la destra mano un ghiro et accanto
diversi animali dormendo.
Si veste di color negro, essendo che in questo tempo la notte è più oscu-
ra et più densa et chiamasi intempesta, percioché, come narra il Boccac-
cio et come abbiamo detto altre volte a questo proposito, non pare com-
moda a veruna operatione, che perciò si rappresenta a giacere per terra,
dormendo con diversi animali et che tenghi con la destra mano un ghiro
addormentato, come animale che, la maggior parte del tempo quasi per-
duto nel sonno, è privo di ogni operatione et sentimento, essendo a lui tut-
to quel tempo una perpetua notte, qual'hora descrivendo Virgilio nell'8
dell'Eneide così disse:
Nox erat et terras animalia fessa per omnes
Alituum pecudumque genus sopor altus habebat.

Le quattro parti della Notte. Parte quarta.


Quarta Parte della Notte.

Donna vestita di cangiante, cioé bianche e torchino, et che dalla cin-
ta in giù del detto vestimento siano alcune stelle, ma picciole et
poco rilucenti.
Come anco sopra il capo della parte del viso una bellissima et rilucen-
te stella grande et che, stando detta figura a sedere, mostri con bellissima
gratia cusciendo di far un vaghissimo ricamo d'oro et di seta di varii colo-
ri, overo tenghi un libro aperto et mostri di studiare.
Gli starà a canto un gallo con l'ali aperte et il capo alto in atto di cantare.
Si veste di cangiante bianco e torchino et con le stelle picciole et poco
rilucenti dalla cinta in giù, per mostrare che in questo tempo comincia a
cangiarsi la notte, declinando le stelle, come mostra Virg. lib. 8 dell'Eneid.
Surge, age, Nate Dea, primisque cadentibus astris
Iunoni fer rite preces
etc.
Gli si dipinge la bella et chiara stella, come dicemmo, percioché in que-
sto tempo ella ci porta la luce et da i Poeti et altri Scrittori vien chiama-
ta Fosforo o Lucifero, che tanto vol dire fosforo in lingua greca, quanto Lu-
cifero nella latina et Portatore di luce nell'Italiana. Onde Ovidio facendo
mentione di questa stella nel primo lib. de Tristibus Eleg. 3 così dice:
Dum loquor et flemus coelo nitidissimus alto
Stella gravis nobis Lucifer ortus erat.


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