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Orpheus - Argonautica » Ripa, Cesare Iconologia - p. 495

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione [1603]


mai occasione di vendicarsi. Onde il Pierio racconta che un giovane
compagno di Giuba, Re de' Mori, mentre il detto Re andava con l'Esserci-
to per li deserti dell'Africa per cagione di provedere alle sue cose, incon-
trandosi in un Leone, lo percosse con un dardo et l'anno dapoi ripassando
il detto già spedito per quel medesimo loco, comparve il detto Leone et
osservando il giovane che l'haveva ferito, andando con velocissimo corso
fra le gran moltitudine de' Soldati, miserabilmente lo lacerò, partendosi
senza offendere alcun'altro, solo sodisfacendosi d'haver vendicata la vec-
chia offesa. Però gli Egittii dipingevano nel detto modo il Leone per la
vendetta.
Vendetta. B


Vendetta.

Donna armata, con una fiamma di fuoco sopra all'elmo, haverà moz-
za la sinistra mano et tenendo gli occhi fissi al tronco del braccio
dimostri con l'aspetto turbato maninconia et rabbia, dall'altra mano ter-
rà il pugnale in atto di voler ferire, sarà vestita di rosso et a canto haverà
un Corvo con un Scorpione in bocca, il quale punga con la punta della co-
da il Corvo nel collo.
L'armatura dimostra il valore et la fortezza del corpo esser necessa-
ria alla vendetta de' danni ricevuti.
Il fuoco è indicio del moto et del fervore del sangue intorno al cuore
per ira et per appetito di vendetta a che corresponde l'aspetto turbato.
Et guarda il tronco del braccio perché non è cosa alcuna che inanimi
maggiormente alla vendetta che la memoria fresca de' danni ricevuti.
Et però è dimostrata col Corvo punto dallo Scorpione, dal che l'Alcia-
to tira un suo emblema dicendo:
Raptabat volucres captum pede Corvus in auras
Scorpion audaci praemia parta gulae
Ast ille infuso sensim per membra veneno,
Raptorem in Stygias compulit ultor aquas.
O risu res digna, aliis qui fata parabat,
Ipse perit, propriis succubuitque dolis.

Venti. A


Venti.
Eolo Re de' Venti.


Huomo con l'ali et con capelli rabuffati, cinti di una corona, le
guancie gonfie et con ambe le mani tenga in fiera attitudine un
freno.
Si dipinge che porti la corona et il freno, percioché i Poeti lo chiama-
no Re de' Venti et per quanto riferisce il Boccaccio lib. xiii. così:
Venne in Eolia alla Città de' Venti,
Ove con gran furor son colmi i luoghi
D'Austri irati, quinci in la gran cava
Eolo preme i faticosi Venti,


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