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Plinius Caecilius Secundus, Gaius - Epistulae » Ripa, Cesare Iconologia - p. 56

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione [1603]


con la quale è guidato overo cacciato l'ingordo. Il secondo è detto A-
dastro che suona l'istesso che fa nero, accioché si conosca il merore di
quello che discorre et la tristezza et la paura circa i pericoli che qua-
si sempre vi stanno intorno. Il terzo vien detto Novio, il quale voglia-
no che significhi tepido, accioché per lui consideriamo che per lo te-
mere de' pericoli alle volte il ferventissimo ardore di acquistare s'im-
pedisce.
Gli si mette a canto il can Cerbero con tre fauci per essere guardiano
dell'Inferno, essendo d'incredibile fierezza et divoratore del tutto, di cui
Seneca Tragico nella comedia d'Hercole Furioso così dice:
Oltre di questo appare
Del reo Dite la casa
Dove il gran Stigio cane
Con crudeltà smarrisce l'ombre e l'alme.
Sta questi dibattendo
Tre smisurati capi
Con spaventevol suono
La porta defendendo col gran Regno
Vi giran serpi al collo
Horridi da vedere
E con la longa coda
Vi giace sibillando un fiero drago.

Carro del Fuoco


Carri dei quattro elementi
Fuoco.


Vulcano dall'antichi era posto per il fuoco et si costumava
dipingerlo nudo, brutto, affumicato, zoppo, con un cappello di
color celeste in capo et che con una mano tenesse un martello et con la
sinistra una tenaglia.
Starà quest'imagine sopra di un'isola, a piè della quale vi sia una gran
fiamma di fuoco et in mezo d'essa varie sorte d'armi, e dett'isola sia po-
sta con bella gratia sopra d'un carro tirato da due cani.
Il Boccaccio nel libro della Geneologia de gli Dei dice che il fuoco
è di due sorti, il primo è l'elemento del fuoco che non vedemo, et questo
molte volte i Poeti chiamano Giove, et l'altro è il fuoco elementato del
quale non ci serviamo in terra, et per questo s'intende la figura di Vul-
cano. Il primo s'accende nell'aere per il velocissimo circolar moto del-
le nubi, et genera tuoni; per il secondo è il fuoco che noi accendiamo di
legne et altre cose che si abbrusciano.
Brutto si dipinge percioché così nacque, et dal padre, il quale dice-
si essere Giove, et la madre Giunone, fu da loro precipitato dal Cielo, sì
che andò a cadere nell'Isola di Lenno nel mare Egeo, che però si dipin-
ge a canto la sopradetta Isola, dalla qual cascata restò zoppo et scian-
cato. Ond'egli viene beffeggiato da gli Dei nel Convivio che finge
Homero nel fine della prima Iliade, ove dice in suo idioma:
Immensus autem ortus est risus beatis Diis
Ut viderunt Volcanum per domum ministrantem.

Non per altro, se non perché zoppicava, imperfettione ridicolosa in
una persona quando si muove, e fa qualche attione di esercitio, con
tutto ciò da questa istessa imperfettione, prese vaga materia di lode
Giovan Zarattino Castellini, mio amico veramente gentil huomo d'in-
gegno et di belle lettere in questo suo Epigramma:


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