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Petrarca, Francesco - Triumphi » Ripa, Cesare Iconologia - p. 67

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione [1603]


odore, il quale essendo composto di parti sottili per la sua calidità risol-
ve la ventosità et spegne le fiamme di Venere, come dice Mattiolo nel
3. lib. de suoi Commenti sopra Dioscoride.
Tiene il ramo d'alloro, perché quest'albero ha grandissima simiglian-
za con la castità, dovendo essa esser perpetua, come è perpetuo il verde
del lauro, et stridere et fare resistenza alle fiamme d'amore, come
stridono et resistono le sue foglie et i suoi rami gettati sopra il fuoco.
Però Ovidio nel 1. delle Metamorfosi finge che Daphne donna casta
si trasformasse in lauro.
La Tortora c'insegna co'l proprio essempio a non contaminare giamai
l'honore et la fede del Matrimonio conversando solamente sempre con
quella che da principio s'elesse per compagna.
Si può ancora dipingere l'armellino per la gran cura che ha di non im-
brattare la sua bianchezza, simile a quella d'una persona casta.
Castità. C


Castità.

Donna che habbia velato il viso, vestita di bianco, stia in atto
di caminare, con la destra mano tenga uno scettro et con la sini-
stra due Tortore.
La castità, come afferma S. Tomasso in 2. 2. Quest. 151. art. 1., è no-
me di virtù, detta dalla castigatione della carne o concupiscenza che ren-
de l'huomo in tutto puro et senza alcuna macchia carnale.
Gli si fa velato il viso per esser proprio del casto raffrenar gli occhi per-
cioché, come narra S. Gregorio ne i Morali, si devono reprimere gli occhi
come rattori alla colpa.
Il vestimento bianco denota che la castità deve esser pura et netta da
ogni macchia, come dice Tibullo nel 2. lib. Epistola prima:
Casta placent superis, pura cum veste venite,
Et manibus paris sumite fontis aquam.

Lo stare in atto di caminare dimostra che non bisogna stare in otio
causa et origine d'ogni male et però ben disse Ovidio de Remedio Amoris:
Otia si tollas, periere cupidinis arcus.
Le tortori sono, come riferisce Pierio Valeriano nel lib. 22. de gli suoi
Ieroglifici, il simbolo della castità, percioché la tortora perduto che ha
la compagna non si congiunge mai più.
Lo scettro significa il dominio che ha sopra di sè il casto, percioché se
bene la carne è principalmente nemica dello spirito, nondimeno quan-
do egli vole non può esser mai abbattuto, né vinto da quello et se bene è
scritto:   Continua pugna, rara victoria, nondimeno, come si è detto di sopra, quan-
do l'huomo ha saldo proponimento in contrario non può essere superato
in alcun modo et prima si deve mettere in essecutione quel verso d' Ovi-
dio nel terzo libro delle Metamorfosi, quando dice:
Ante, ait, emoriar, quam sit tibi copia nostri.
Che miseramente traboccare nel vitio delle carnali concupiscenze.


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