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Biblia, Mt » Ripa, Cesare Iconologia - p. 207

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione [1603]


Hore del giorno. Hora Quarta


Hora Quarta.

Fanciulla come l'altre, con l'ale et i capelli nella guisa che hab-
biamo detto di sopra, l'habito succinto et di color bianco, percioché
dice il Boccaccio nel lib. 4. della Geneologia delli Dei, essendosi già sparso
il Sole et havendo cacciato i vapori, il giorno è piu chiaro, et Ovid. dice
nel 4. delle Metham.: Cum puro nitidissimus orbe
Opposita speculi referitur imagine Phaebus.
Et Sil. Ital. lib. 12.
Redditur ex templo flagrantior aethere lampas
Et tremula infuso resplendent caerula Phaebo.

Terrà con la destra mano il segno della luna, avertendo il diligente
Pittore rappresentarlo in modo che si conosca il segno in prima vista.
Porgerà con la sinistra mano in atto gratioso et bello un Giacinto fio-
re il quale per quanto narra Ovid. nel lib. 10. fu un putto amato da Appol-
line, et havendolo egli per disgratia ucciso, lo mutò in fiore.
Il che dimostra che la virtù del Sole la mattina va purgando ne i sem-
plici la soverchia humidità della notte, onde per essersi con quest'hora ri-
soluta, è proprio suo cogliere i semplici, essendo che non sono troppo mor-
bidi per la soverchia humidità, né troppo asciutti per lo soverchio ardo-
re de' raggi del Sole.
Hore del giorno. Hora Quinta


Hora Quinta.

Fanciulla alata in atto di volare, con i capelli nella guisa del-
l'altre et con habito succinto di color cangiante in bianco et rancia-
to, essendo che il Sole, quanto più s'avvicina al mezo giorno, più risplen-
de. Terrà con una delle mani il segno di Saturno et con l'altra l'Elitro-
pio, del quale Plinio nel lib. 2. cap. 41. così dice:
Miretur hoc, qui non observet quotidiano experimento, herbam unam quae vocatur
Eliotropium abeuntem solem intueri semper omnibus horis cum ea verti vel nubilo obum-
brante.
Et Varrone: Nec minus admirandum quod fit in floribus quos vocant Elio-
tropia, ab eo quod solis ortum mane spectant, et eius iter ita sequuntur ad occasum, ut
ad eum semper spectent.
Et Ovidio nel quarto delle sue Metham. dice di que-
st'herba che fu una Ninfa chiamata Clitia amata dal Sole, la quale per
un'ingiuria ricevuta da quello si ramaricò talmente che si voltò in que-
st'herba; le parole del Poeta sono queste:
At Clytien quamvis amor excusare dolorem,
Indiciumque dolor poterat, non amplius auctor
Lucis adit, Venerisque modum sibi fecit in illa
Tabuit ex illo dementer amoribus usa
Nympharum impatiens, et sub Iove nocte, dieque
Sedit humo nuda, nudis incompta capillis
Perque novem luces expers undaeque cibique,
Rore mero, lacrimisque suis ieiunia pavit.
Nec se movit humo, tantum spectabat euntis
Ora Dei, vultusque suos, flectebat ad illum.
Membra ferunt haesisse solo, partemque coloris
Luridus exangues pallor convertit in herbas
Est in parte rubor violaeque simillimus ora
Flos tegit, illa suum quamvis radice tenetur,
Vertitur ad solem, mutataque servat amorem.

Hore del giorno. Hora Sesta


Hora Sesta.

Fanciulla, sarà quest'hora di aspetto più fiero e mostrerà le
braccia et gambe nude, havendo però ne' piedi stivaletti gratiosi et belli
il color del vestimento sarà rosso infiammato, perché dice il Bocc. lib. 4. della


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