Della Casa, Giovanni

Lettere familiari

suo padre: la conoscerà quando l'avrà usata alcun tempo, ed esso e
suo padre ed io ve ne avremo allora obbligo infinito, ed io ve lo ho
da ora, e lo raccomando a voi e a Messer Lodovico, eziandio se non
bisogna, quanto si può raccomandar carissima cosa. E vi bacio le
mani.
Li 3 d'aprile 1536, di Roma.
Gio. della Casa.

IV
A Bologna
Al medesimo.

Se Vostra Signoria è in collera ed èssi adirato meco perch'io non
le scrivo com'io soglio, ha molto ben ragione, massimamente sendo
esso ora in solitudine, nella quale ho provato quanto siano di maggior
conforto le visitazioni degli amici cosí fatte colla penna, che negli
altri luoghi; ma certo io non sono ora cosí copioso di parole com'io
voleva, come che ne sia sempre stato povero, forse per aver nell'animo
altri pensieri, e per la età forse ormai intepidita e rasciutta. A voi
tocca a scriver omai a me, eziandio ch'io non risponda cosí ad ogni
vostro invito, che sete tuttavia alle mani con le muse, e ragionate e
pensate sempre di loro e con esso loro, e da esse sete udito ogni dí piú
lietamente. Scrivetemi dunque voi che avete e cose e parole, ché io
non ho né l'uno né l'altro; e credete che questa è la causa del mio
tacere, e non che sia scemata punto, non dirò l'amore mio verso voi,
che questo non può pur cadere in dubbio, ma né la domestichezza
né quella familiarità alla quale sta bene lo scrivere molte volte
senza alcuno argomento. Che voi siate tornato a scrivermi latino e
vogliate usar quella lingua per innanzi, mi piace, e piú ancora che ab-
biate scritto molto ben latino, come s'io non m'inganno:

Quid vo-
veat dulci nutricula maius alumno quam sapere et fari possit quae
sentiat? E del compagno ancora che in luogo di Averroe vi avete
portato in villa, vi lodo parte, e parte ringrazio cotesto monte amico
ed oste mio antico che non vi lascia sprezzare a Fano l'eloquenza.
Par ch'io voglia alquanto meglio ancora ch'io non voleva al mio Pan-

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