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Petrarca, Francesco - Rime sparse » Della Porta, Giovan Battista De i miracoli - p. 67a

Della Porta, Giovan Battista

De i miracoli


tù, rebuttasse la forza del Vino, percioché quella ga-
gliardamente combatte contra l'impeto della imbria-
chezza, e fa i pori della testa più aperti. Se trova an-
chora un altro modo insegnato dagli antichi da scac-
ciare la crapola, mangiare nel fine della cena della
lattuga, per haver lei una naturale, e gagliarda frigi-
dità, e noi adesso l'usiamo nel principio della cena, per
procurare l'appetito, sì come dice Martiale. Diosco-
ride par che la chiami Acrepula, percioché la defende
dalla briachezza. Ma poi che noi parliamo del vino,
vediam come s'habbia da fare, che uno dedito al Vi-
no, gli habbia a far fastidio, per modo che egli non
ne beva.
Si trovano alcuni, li quali per modo gli offende il
vino, che quando ne bevano niente fuore del dovere
gli fa grandissimo danno, cascano in infirmità, e tal-
hor se ne muoiano, se adonque desideri farglielo venire
in fastidio, sendo lontano quel fonte d'Arcadia chia-
mato clitorio, il quale fa venir in odio il Vino. Mette
tre o quattro anguille drento del Vino, tanto che le si
muoiano, di quel vino danne da bevere a colui che n'è
così ingordo, che l'infastidirà grandemente, e per sem-
pre l'havrà in odio, che non ne vorrà più bevere, o
pure pochissimo. Ateneo ha scritto anchora, che il
Barbone di Mare, soffocato nel vino, se in fatto si
mangia, ha possanza di impedire il coito, e se da una
donna sarà mangiato, mai più farà figliuoli. Forse li
piacerà ad un altro modo, il quale lo insegna Iarcas,
sì come scrive Filostrato nella vita di Apollonio guar-


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