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Lactantius, Lucius Caecilius Firmianus - De opificio Dei » Della Porta, Giovan Battista De i miracoli - p. 87a

Della Porta, Giovan Battista

De i miracoli


possessione, o attaccarla in qualche luogo alla pos-
sessione, quando vedi che gli è vicina la tempesta non
vi cascarà grandine. Se anchora portarai una te-
stuggine d'acqua nella man destra roverscia, cami-
nando per la vigna, e ritornando medesimamente
per la strada; mettendola in terra a quel modo su-
pina, e con le zolle di terra la circondarai, per
modo che la non si possa rivoltare, ma rimanga al
inverscia, non lassarà cascare la tempesta. Que-
sto l'habbiamo cavato da ditti delli antichi, ma quan-
do sieno ridiculose e puerili (dico questo con lor
sopportatione) le lasso giudicare alli ingeniosi. Più
naturalmente il possano fare le campane, con il lor
sonare, o pur le botte dell'artiglieria, percioché rom-
pano con quel strepito l'aria, e rompano le nugole,
la qual cosa molti pensano che si debbi fare ancho al
tempo della peste: accioché le nugole troppo lente
non si fermino. Democrito dice, che passano via li
tuoni e queste cose, pigliando il collo del Comaleon-
te, et abrusciarle con il legno che si chiama quer-
ce. Et anco questo istesso, se abrusciaremo il pol-
mone di questo animale, nella cima de tetti. Au-
lo Gelio, le reputa per cose vane, e ridiculose, e giu-
dica che Plinio glielo habbia a posto più tosto che
quell'eccellente filosofo, habbia scritta tal pazzia.
A fare che gli huomini sieno tormentati
da una longa inquietudine di saltare.

O pure di ridere sernpre, piangere, cantare, o al-
tri simili effetti, in questo modo potrà succedere, con


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