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Biblia, Dt » Campanella, Tommaso Del Senso delle Cose - p. 6

Campanella, Tommaso

Del Senso delle Cose



Cap. 3°
Malamente Lucrezio negare il senso alle cose; peggio Galeno;
e che han detto i più savî.


Insorge Lucrezio Epicureo mostrando col suo Democrito
che di cose non senzienti il senso nasca, poichè di non ri-
denti nè piangenti elementi si fan gli uomini che ridono
:
e molti consimili esempi apporta contro Anassagora. E io
sto nelle medesime risposte che pur ci sia il riso e il pianto
negli elementi, ma non a quel modo ch'è negli uomini, perchè
il riso è dilatazione di spiriti, e questo dilatare è nelle cose
rare; e il fuoco, quando occasione di conservarsi sente, si
dilata e allegra nel suo modo. Il pianto è un costringimento
di spiriti che per capire getta fuori l'acqua che sta fra le
membrane e la calvaria della testa, come quando si spreme
la terra aquidosa e acqua getta. E ogni cosa dunque è nelle
cause, ma in vario modo. Qui bisogna esser accorto che
Lucrezio, non solo il senso nega alli principii, ma dice, con
Democrito et Epicuro, che ogni cosa si fa dal concorso degli
atomi che allo spiraglio del sole miriamo; e, secondo le varie
configurazioni che quelli prendono agitandosi e accoppian-
dosi, varie apparenze e forme mostrano; talchè non sono
caldi nè freddi, bianchi nè neri, nè senso hanno; ma di tali
accoppiamenti nasce il calore, cioè di quelli che sono acuti,
e il freddo da gli ottusi, e da' rotondi l'anima, e dal vacuo
molto intercetto l'aria, e da più condensamento loro, l'acqua,
e da moltissima strettura, la terra. Questa opinione, da noi


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