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Seneca, Lucius Annaeus - Medea » Campanella, Tommaso Del Senso delle Cose - p. 280

Campanella, Tommaso

Del Senso delle Cose


Dunque, magnando carne di leoni, di lupi e orsi, e più
le viscere, fan l'uomo forte e coraggioso. Dell'ossa la mi-
dolla si lauda; e Omero dice che Achille fu così nutrito e
diventò da giovanetto il più bravo e valente della Grecia;
e così Virgilio narra della Vergine Camilla. All'incontro, gli
animali timidi, come il lepre e il cervo, fan l'uomo timido
e fugace; gli astuti, come la scimia, la volpe, il corvo, l'ape,
la iena, il polpo, a astuzia riconciliano. Li stolidi, come l'a-
sino, il fagiano, le galline, fanno ignoranti; quelli che par-
lano la notte, come l'usignuolo, la civetta, fan parlare di
notte. Li libidinosi, come il porco, la colomba, il passero,
lussuria ingenerano; li smemorati, come lo struzzo, le mo-
sche, tolgono la memoria. Cosi giudica delli altri che in-
ducono le loro passioni, e che come li caldi scaldano, gli
umidi umettano, i secchi disseccano, i freschi rinfrescano,
così inducono l'altre passioni. Dunque, i vecchi invecchiano,
i giovani ingioveniscono, i crudeli incrudeliscono, i velenosi
avvelenano, i rabbiosi arrabbiano.
Di più, stimo che ogni membro d'animale giovi al no-
stro simile membro; però a rinforzar li nervi è buona la
parte loro nervosa bene macerata e tritata, e all'ossa la mi-

dolla degli ossi loro, alla carne la carne, al fegato il fegato,
alla milza la milza; ma non è bene nudrire assai la no-
stra milza, però cose contrarie se gli conviene.


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