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Della Porta, Giovan Battista

Della fisonomia dell'uomo



Dell'uomo gonfio. Cap. XIII

Ci accostiamo all'altra virtù, cioè alla Magnanimità; ma ella ancora,
come le restanti, sta in mezzo duo estremi, tra i gonfi e li vili. Quello
è il Gonfio, il quale essendo indegno, s'imagina che sia più degno di
quello che è, e pecca nel soverchio; non è cattivo, ma pecca. Il Gon-
fio non conosce se stesso, ma come se fusse degno, tenta imprese
grandi, ma poi è ributtato. Vanno ornati di vesti, e simili cose, e vo-
gliono che si sappino le lor fortune, e ragionano sempre di quelle, co-
me avessero per quelle a conseguire onori. È meno opposta alla ma-
gnanimità che la dappocaggine. Noi abbiamo qui raccolti i segni del
Gonfio, o Glorioso. Adamanzio attribuisce la superbia e lo studio
della gloria al Cavallo. Lattanzio dice che si conosce ne' Cavalli il
desiderio della gloria; perché quando sono vittoriosi s'insuperbiscono,
e quando son vinti si dogliono. Da qua Virgilio:
Battono il suol e con superbi passi
Caminan gloriosi.

Ovidio:
E di qua viene il generoso onore
E la principal gloria de' Cavalli.
Se merita nel cerchio la corona,
Alza la testa e pascesi dell'aura
Del volgo. Oh come gonfio; oh come viene
Riguardevol nell'atto, essend'ornato
Delle spoglie vittrici, a passi gravi;
E gode della palma e del trionfo.

Gli antichi poeti sotto la favola del Pavone mostravano gli ambi-
ziosi e pomposi.
Gloriosi. Al Cavallo, Pavone e Gallo
Le ciglia arcate, e che spesso si movono. Il dorso dritto. Che cami-
nano tardi, e spontaneamente si fermano nelle vie, e mirano intorno;
e caminano con il collo elevato, dritto. Che si movano leggiermente


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