Della Porta, Giovan Battista
Della fisonomia dell'uomo
Della figura dell'Eroe. Cap. XLIII
Noi diremo di quella virtù, che è tesoro di ogni virtù e che è sovra
di noi, e la chiamano eroica. Io la chiamarei: Carità. Questa si oppo-
ne d'incontro a quel vizio che abbiamo detto di sopra. Questa virtù,
per avanzar la nostra umana condizione, fa l'uomo nel quale alberga
quasi simile all'Angelo, overo alle divine Intelligenze; per che quel-
l'uomo che è pieno di tante virtù par che avanzi la nostra umanità;
ma non per questo può assomigliarsi alle Intelligenze, over Angeli, a'
quali non convengono le virtù morali per avanzarne tutte le virtù
morali; ma si chiama Eroe, over mezzo Dio. Tal fu nel tempo antico
Ercole, Mercurio, Giove e gli altri. Omero introduce Priamo che
parla di Ettore, che era un Eroe:
Non mi parea il mio figlio uom mortale,
Ma della stirpe dei superni Dei.
Et i Lacedemoni, quando si maravigliavano d'alcuno, lo dicevano
uomo divino. Gli antichi non ne han posto figura, volendo dir che
raccogliendo tutti i buoni fanno l'Eroe.
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