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Simplicius - In Physicam » Plato - Timaeus » Della Porta, Giovan Battista Della fisonomia dell'uomo - p. 21

Della Porta, Giovan Battista

Della fisonomia dell'uomo



Della vicendevol correspondenza che ha l'anima insieme co'l corpo.
Cap. II


Noi possiamo con ogni esperienza vedere che l'anima nostra patisce
al patir del corpo, e che dalle passioni dell'anima ne vien il corpo an-
ch'egli travagliato et afflitto, e con una grandissima confederazione e
fratellanza tra loro ciascuno s'affligge e consola al male et al ben del
compagno e fra loro scambievolmente si compatiscono. Disse Platone
che nelle infermità che vengono al corpo l'anima s'inferma anch'ella,
come da questo ciaschedun capace di raggione può considerare: dalla
cruda e falsa pituita, e dagli amari e colerici umori che vanno va-
gando per lo corpo i vapori surgenti, penetrando ne' reposti luoghi
dell'anima, la costringono a lasciar d'essere come era et a divenir au-
dace, timida, rozza e smentichevole; e da qui avviene; parlando però
dell'anima quanto alla parte del senso, che è corporeo, affiso all'orga-
no corporeo. Si vede ancora nelle infermità dell'anima, che medican-
do il corpo si guariscono. Ritrovandosi alcuno in miseria e dolore, e
bevendo in abondanza del vino, divien allegro e discaccia ogni affan-
no. Soleva dir Zenone che, come i lupini amari macerati nell'acqua
divengono dolci, così gli uomini inebriati dal vino divengono piacevo-
li. La radice Enopia posta nel vino fa questo effetto con più possan-
za; e per questo gli Egizii l'usavano nelle loro tribulazioni. Omero:
Ripon nel vin la medicina, e quello
Bevendo, scaccia fuor da tutto il core
Ira, pianto et oblio d'ogni gran male.

E poi:
Nella sala del nobil Piritoo
Il Centauro, il prode Eurizione
Pieno di vino fa contro i Lapiti
Opre maravigliose, alte e stupende.

Nelle infermità del corpo l'anima siffattamente si muta che non
può usar il suo ufficio, e quell'uomo che le patisce non par l'istesso,
ma divien un altro. Né il corpo men patisce al patir dell'anima; la
qual se avviene che sia innamorata, et ardentissimamente, muta il
corpo in un'altra forma, anzi facilmente l'ammazza. Virgilio scrivendo
di Didone innamorata:


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