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Della Porta, Giovan Battista

Della fisonomia dell'uomo


Occhi fermi; che alzano le ciglia e sospirano
Qualunque vedrai inarcar le ciglia e sospirar dall'intimo del cuore,
giudicherai di cattivo consiglio, crudele et iniquo. Polemone dice: d'i-
niquo consiglio; ma Adamanzio: ignorante, sciocco et iracondo. Il che
a me pare che si referisca al costume apparente; perché colui che vuol
fare qualche vigliaccheria, inarca le ciglia, sospira di cuore, e mira
con fermi occhi. Il mirar fermo viene da molte cogitazioni e da desi-
derio d'ingannare. Leggesi nei Proverbii della Sacra Scrittura: chi
con occhi attoniti considera cattive cose, e si morde le labbra, con-
durrà ad effetto il male.
Alberto: quei che con fermezza e pallidezza
degli occhi inarcan le ciglia, e tirano a sé con violenza il fiato e 'l ri-
tengono, sono sconsigliati, smemorati, maledicenti et iracondi. La ra-
gion del sospirare, già ne avemo parlato di sopra.
Occhi di sottosguardo
Or accoppiaremo qui i segni degli innamorati, ancor tolti dalla Fi-
sonomia, che si ponno agevolmente conoscere e dalla commune espe-
rienza et ancora dagli scrittori delle istorie. Plutarco, raggionando di
Antioco innamorato della sua madrigna Stratonice, dice che stando
egli ardentemente innamorato di lei, ritenuto dalla riverenza del pa-
dre, non potendo ritrovar rimedio al suo male, simolando che dalla
malattia fusse sforzato a non poter tor cibbo, voleva morir di volon-
taria morte per sottraggersi da tanto dolor dell'amore. Erasistrato
medico, assistendo alla sua cura, conoscendo a certi segni che egli sta-
va innamorato, né sapendo di cui, stava attento ai segni del volto,
che facilmente ne potea dare. Et essendo intorno a lui molte bellissi-
me donzelle, giammai vidde mutar il volto per la presenza di quelle;
ma venendo Stratonice, subito cominciò a mutarsi il volto di Antio-
co; onde subito comprese per cui languiva d'amore, dalla rossezza del
volto, dal mirar di sottosguardo, dai sudori acuti, dall'incredibil mo-
to del polso; e mancando al tutto de' sensi, tutto il corpo si copriva
di pallidezza. Appresso Apuleio pur si vede il figliastro arder di
amore della sua madrigna: era il volto occupato da una brutta palli-
dezza, gli occhi languidi, le ginocchia debili, la quiete della notte in-
terrotta, i crudelissimi sospiri; li quali quanto più tardavano, tanto
erano più veementi; et il pianto. Ovidio di Biblide:
Il color, la macrezza, il volto e gli occhi,
Lacrimosi ben spesso.

Caricle, ardendo dell'amor di Teagene, come ne scrive Eliodoro,
aveva gli occhi gonfii, e girando intorno disordinatamente, il volto


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