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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Della Porta, Giovan Battista Della fisonomia dell'uomo - p. 461

Della Porta, Giovan Battista

Della fisonomia dell'uomo


nella dichiarazione di questo colore, acciò che nel congetturar de' co-
stumi non restassimo ingannati, per aver fatto errori molti e dottissi-
mi Interpreti in questo vocabolo. Tornando dunque al nostro proposi-
to, dice Losso mai aver veduto uomini pallidi, che non fussero ingan-
nevoli e maligni. Questo color pallido e livido, per consenso di ciascu-
no, è segno di invidia. Vi è un epigramma di Marziale in questo
proposito:
Abbi invidia a ciascun livido, e nullo
Abbia invidia di te.

Questo color pallido o gialletto dimostra invidia; et Ovidio, de-
scrivendo il simulacro dell'Invidia, descrive il volto dell'invidioso:
La pallidezza occupa tutto il volto.
Avicenna dice che il color del piombo dinoti freddezza et umidità,
con un poco di malinconia. Quando è bianco con siccità, mostra
flemma; quando è verde, il sangue è verde; se è nero, meschiato con
la flemma divien verde e di color d'avorio; onde dinota flemma con
la colera rossa. La lividezza e giallezza è segno di mancamento di con-
cozione; epperò l'uomo livido e giallo è dedito a molti vizii, e sfrena-
to d'intorno le cose che li piacciono. Alberto dice che il color molto
bianco con pallidezza mostra difetto di virtù e vittoria della flemma.
Plinio da Aristotele dice che il color del piombo dà segno di breve vi-
ta. Plutarco nella Vita di Cesare narra che avendo Cesare suspetto
Bruto, diceva agli amici suoi: quel che voi stimate amico mio non
mi piace, perché è molto pallido. Et essendogli riportato che Antonio
e Dolabella cercavano ammazzarlo, diceva: io non temo quelli che so-
no di color vermiglio, et attendono ad accomodarsi i capelli; ma più
quelli pallidi e magri. E indicava Bruto e Cassio. Caligola fu di color
pallido, e fu molto timido e di perversa natura; onde i suoi nefandi
consigli. La malignità e l'invidia le descrivono appieno gli Istoriogra-
fi, avendo tolto l'insegne alle più nobili e antiche famiglie et altri se-
gni di invidia che scrivono. Sallustio scrive che Catilina era scolori-
to, e di cattivo ingegno, movendo guerre civili, uccisioni, rapine e di-
scordie; e di animo fraudolente, avaro, simulatore e dissimulatore, de-
sideroso dell'altrui e prodigo del suo. Attila fu di pallidezza sovruma-
na: empia ruina del suo intiero secolo, portentoso eccidio di terre e di
cittadini, si facea chiamare con superbo e terribil nome Flagello di
Dio; che voleva l'odio che si concitava contro di sé della umana gene-
razione rivolgerlo alla Maestà di Dio, che non bisognava d'altro boia
o manigoldo che Attila al mondo per esercitar i capestri, le macina-
te, et i fuochi crudelissimi. Di atroce pallidezza e di occhi viperini
fu Azolino tiranno di Padua, portento e mostro dell'umana generazio-


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