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Plutarchus - De Alexandri Magni fortuna aut virtute » Alighieri, Dante Monarchia - p. 356

Alighieri, Dante

Monarchia


Per questo è manifesto che 'l padre del popolo romano dal
lato masculino et feminino fu nobilissimo, et similemente el
popolo da ·llui discendente.

Che quello che alla perfetione sua è aiutato da miracoli è
da Dio voluto. Capitolo IV.


Q<u>ello etiandio che alla perfetione sua è aiutato da mi-
racoli, è da Dio voluto; e però è per ragione. E che questo sia
vero, così si manifesta, come dice santo Tomaso nel terzo
Contro a' Gentili: miracolo è quella cosa che per divino
vighore aviene fuori dello ordine comune delle cose. Honde
lui pruova che 'l fare miracoli solo a Dio s'appartiene; la quale
cosa si conferma con l'autorità di Moysè, el quale dice che,
quando si venne a l'operare de' segni, e magi di Faraone, che
artificiosamente usavano e naturali principii, mancorono et
dissono: «Questo è il dito di Dio». Se adunque il miracolo
è inmediate operatione del Primo principio sanza la hopera-
tione de' secondi fattori, come santo Tomaso inn–esso libro
sufficientemente pruova, quando si distende in favore d'alcuna
cosa, non è lecito dire che quello a ·cchui dà Iddio tal favore
non dependa da Dio, come cosa a ·llui piac<i>uta et da ·llui
proveduta. Per la qual cosa è licito concedere el suo contrario:
el romano inperio alla perfetione sua essere stato da miracoli
aiutato; adunque Iddio così ha voluto; e però fu ed è secondo
ragione. Et che, per crescere lo 'nperio romano, Iddio abbi
dimostro miracoli, si pruova per testimonio di degni autori.
Inperò che sopto Numa Ponpilio, secondo re de' Romani, men-
tre che sagrificava secondo el costume de' Gentili, uno schudo
cadde dal cielo nella ciptà elepta da Dio, come testimonia
Livio nella prima parte. El quale miracolo Lucano racconta


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