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Varro, Marcus Terentius - De lingua latina » Alighieri, Dante Monarchia - p. 358

Alighieri, Dante

Monarchia

dorati, cantava che' Franceschi erano presenti». Ancora, quan-
do la romana nobilità, assediata da Anibale, rovinava in tal
modo che all'ultima distrutione della romana repubricha non
restava se none lo assalto degli Africani nella ciptà, acchadde
che per la subita et intollerabile gragniuola gli Africhani vin-
citori non poterono loro vittoria seghuire, e questo scrive Livio
nella Africhana battaglia. Hor non fue egli mirabile cosa
el transito d'Oratio Cocle, quando la donna, presa nello as-
sedio di Porsenna, ruppe e leghami et per aiuto di Dio passò
notando el Tevero, come gli scriptori romani quasi tutti per
gloria di quella ciptà narrano? E ·ccosì si conveniva operare
a ·cColui, el quale ab etterno con bello hordine tutte le cose
provide, acciò che ·ccolui ch'era invisibile, avendo a mostrare
miracholi per le cose visibili, diventasse visibile, et per quelle
le invisibili dimostrasse.

Che colui che diriza el pensiero suo al bene della repubricha
diriza el pensiero al fine della ragione. Capitolo V.


Colui che diriza el pensiero suo al bene della repubricha
diriza el pensiero al fine della ragione. E ·cche ·ccosì seghuiti
in questo modo si dichiara: la ragione è una proporzione reale
et personale tra huomo et huomo, la quale, quando s'osserva,
conserva la humana congreghatione, et quando è corrotta la
corronpe (inperò che quella descritione che ·ssi fa ne' Di-
gesti
non dice proprio quello che ·ssia ragione, ma discrive
quella secondo el modo d'usarla); adunque, se quella difinitio-
ne bene conprende la sustanza et lo effetto, et el fine di c<i>a-


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