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Apollonius Rhodius - Argonautica » Bruno, Giordano Furori - p. 799

Bruno, Giordano

De gli eroici furori


Cicada Molto ben posso, da quel ch'avede detto, con-
chiudere la condizion di questo eroico furore che dice
"gelate ho spene, e li desir cuocenti"; perché non è nella
temperanza della mediocrità, ma nell'eccesso delle con-
trarietadi ha l'anima discordevole: se triema nelle gelate
speranze, arde negli cuocenti desiri; è per l'avidità «stri-
dolo», «mutolo» per il timore; «sfavilla dal core per cura
d'altrui», e per compassion di sé versa lacrime da gli oc-
chi; muore ne l'altrui risa, vive ne' proprii lamenti; e (co-
me colui che non è più suo) altri ama, odia se stesso: per-
ché la materia (come dicono gli fisici) con quella misura
ch'ama la forma absente, odia la presente. E cossì con-
clude nell'ottava la guerra ch'ha l'anima in se stessa; e poi
quando dice ne la sestina "ma s'io m'impiumo, altri si can-
gia in sasso" e quel che séguita, mostra le sue passioni
per la guerra ch'essercita con li contrarii esterni. Mi ricor-
do aver letto in Iamblico, dove tratta de gli Egizii misterii,
questa sentenza: «Impius animam dissidentem habet: un-
de nec secum ipse convenire potest neque cum aliis».

Tansillo Or odi un altro sonetto di senso conse-
quente al detto:
Ahi, qual condizion, natura, o sorte:
in viva morte morta vita vivo.
Amor m'ha morto (ahi lasso) di tal morte,
che son di vit'insiem' e morte privo.
Voto di spene, d'inferno a le porte,
e colmo di desio al ciel arrivo:
talché suggetto a doi contrarii eterno,
bandito son dal ciel e da l'inferno.
Non han mie pene triegua,
perché in mezzo di due scorrenti ruote,
de quai qua l'una, là l'altra mi scuote,
qual Ixion convien mi fugga e siegua:
perché al dubbio discorso
dan lezzion contraria il sprone e 'l morso.

Mostra qualmente patisca quel disquarto e distra-

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