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Biblia, Dt » Bruno, Giordano Furori - p. 883

Bruno, Giordano

De gli eroici furori


Cesarino Come importunato da pensieri si sta con-
stante a remirar quel splendor che lo disface, e non lo fa
di maniera contento che ancora non vegna fortemente a
tormentarlo?
Maricondo Perché tutti gli nostri conforti in que-
sto stato di controversia non sono senza gli suoi di-
sconforti cossì grandi come magnifici son gli conforti.
Come più grande è il timore d'un re che consiste su la
perdita d'un regno, che di un mendico che consiste sul
periglio di perdere dieci danaii; è più urgente la cura
d'un prencipe sopra una republica, che d'un rustico so-
pra un grege de porci: come gli piaceri e delicie di quelli
forse son più grandi che le delicie e piaceri di questi.
Però l'amare et aspirar più alto, mena seco maggior glo-
ria e maestà con maggior cura, pensiero e doglia: inten-
do in questo stato dove l'un contrario sempre è congion-
to a l'altro, trovandosi la massima contrarietade sempre
nel medesimo geno, e per consequenza circa medesimo
suggetto, quantumque gli contrarii non possono essere
insieme. E cossì proporzionalmente nell'amor di Cupi-
do superiore, come dechiarò l'epicureo poeta nel cupi-
dinesco volgare e animale, quando disse:
Fluctuat incertis erroribus ardor amantum,
nec constat quid primum oculis manibusque fruantur:
quod petiere premunt arte, faciuntque dolorem
corporis, et dentes inlidunt saepe labellis
osculaque adfigunt, quia non est pura voluptas,
et stimuli subsunt qui instigant laedere id ipsum,
quodcumque est, rabies, unde illa haec germina surgunt.
Sed leviter paenas frangit Venus inter amorem,
blandaque refraenat morsus admixta voluptas;
namque in eo spes est, unde est ardoris origo,
restingui quoque posse ab eodem corpore flammam.

Ecco dumque con quali condimenti il magistero et ar-
te della natura fa che un si strugga sul piacer di quel che

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