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Aristoteles - Historia animalium » Bruno, Giordano Furori - p. 955

Bruno, Giordano

De gli eroici furori


e stimar tutti strazii un gran piacere;
ché sperando mirare
tai grazie uniche o rare,
ben potrete spreggiar ogni altra luce».
Lassi, è troppo gran tempo che raminghe
per tutt'il terren globo nostre membra
son ite, sì ch'al fine a tutti sembra
che la fiera sagace
di speranza fallace
il petto n'ingombrò con sue lusinghe.
Miseri, ormai siam (bench'al tardi) avisti
ch'a quella maga, per più nostro male,
tenerci a bada eternamente cale;
certo perché lei crede
che donna non si vede
sott'il manto del ciel con tanti acquisti.
Or benché sappiam vana ogni speranza,
cedemo al destin nostr'e siam contenti
di non ritrarci da penosi stenti,
e mai fermando i passi
(benché trepidi e lassi)
languir tutta la vita che n'avanza.
Leggiadre Nimfe, ch'a l'erbose sponde
del Tamesi gentil fate soggiorno,
deh, per dio, non abiate (o belle) a scorno
tentar voi anco in vano
con vostra bianca mano
di scuoprir quel ch'il nostro vase asconde.
Chi sa? forse che in queste spiagge, dove
con le Nereidi sue questo torrente
si vede che cossì rapidamente
da basso in su rimonte
riserpendo al suo fonte,
ha destinat'il ciel ch'ella si trove.

Prese una de le Ninfe il vaso in mano, e senza altro
tentare, offrillo ad una per una, di sorte che non si trovò
chi ardisse provar prima: ma tutte de commun consenti-
mento, dopo averlo solamente remirato, il riferivano e

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