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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


re nato a quel tempo nel quale si narrano quelle cose essere state da lui oprate. Ma la-
sciate queste curiositadi, verremmo alle fittioni. Che Semele fosse fulminata, cred'io ciò es-
sere stato compreso dal caso, cioè o che fosse fulminata, overo da febre ardente alla mor-
te condotta; l'una et l'altra delle quali non si maraviglierà il saggio essere stata manda-
ta da Giove, cioè dall'elemento del foco. Che il parto fosse ancho tratto dal ventre della
morta et congiunto all'utero di Giove, in ciò si viene a designare il chiarissimo ufficio
delle ostetrici, percioché necessario è che con i calori estrinsechi, i quali si debbeno in-
tendere per Giove, si dia vigore a colui che inanzi tempo è tratto dagl'intrinsechi. Ma
essendo questa espositione Phisica, Pomponio Mela nella Cosmographia recita la histo-
rica, dicendo: Tra le città c'habitano gl'Indi (et sono infinite) Nisa è famossissima et
grandissima, dei monti Meros è sacrato a Giove. Di qui eglino hanno la principal fa-
ma, percioché dicono che in quella fu generato il padre Baccho, et nell'altro di questo
nodrito. Onde, che gli auttori Greci dicessero che fosse locato al ventre di Giove, o la ma-
teria, overo l'errore ha ciò cagionato.
Questo dice egli. Ma Alberico v'aggiunge, dicen-
do da Remigio essere affermato che in Nisa vi sono i manili del padre Baccho, in testi-
monio ch'ivi sia stato nodrito. Il che se così è, istimo più tosto deversi intender dell'altro
che di quello che nacque di Semele, onde potrebbe essere che per consequenza da diversi
Dionigi fossero nate tante contrarietà di tempi. Di costui, se questi fu quello, così dice Oro-
sio: Il padre Libero soggiogata l'India la bagnò di sangue, la empì d'occisioni, la bruttò
di libidini; et non fu nessuna persona che non fosse mal trattato, et havesse un'hora di riposo.

Ma per ritornar di novo ai sensi phisici sotto favola coperti, dico che alcuni vogliono per
Baccho deversi intendere il vino, et così Semele si piglierà per la vite; la quale per Giove, cioè per
lo calore congiunto nello sparso humor della terra, che trahe l'humidità per li rami della vi-
te, rende quella pregna, cioè morbida et gonfia, et nei racemi i suchi et humori, sì come
in conceputo ventre. Alhora viene fulminata quando, appropinquandosi il calore dell'auttunno,
non in più ampia maturezza, ma più tosto in corruttione et putredine dei frutti cotti guida-
ta, è necessario che sia levata, et al ventre di Giove, cioè all'altro calore congiunta. Il che si fa
quando il vino presso dall'uve da noi viene fatto di novo bollire, fino attanto che purgato da
tal bollire sia buono et atto ad essere bevuto. Indi Ino, cioè il vaso, il tiene occolto, cioè
rinchiuso, affine che non sia ritrovato da Giunone, cioè dall'aere corrotto. Overo alhora di-
ciamo Semele esser pregna di Giove quando nella primavera veggiamo la vite per opra del
caldo gonfiarsi, et alhora è folminata; per lo disusato calore della state viene arsa, onde con i pam-
pani aperti manda fuori i frutti et incomincia spuntare. Il che si congiunge al ventre di Giove,
cioè al diurno calore, affine che dal padre riceva quella maturezza che dalla madre non
havea potuto; et alhora Ino serba quello occoltamente mentre dai pampani et dalle foglie è
coperto, accioché dal soverchio calore non sia offesso. È poi nodrito dalle Nimphe, mentre dall'
humido della notte viene ristaurato quello che dal calore del giorno era stato arso. Il vec-
chio Sileno viene chiamato suo allievo, percioché i vecchi più tosto per lo vino che per lo cibo
si sostentano; il quale a lui da Mida avarissimo huomo fu restituito, perché l'avaro non si dilet-
ta di bevande. È stato poi da' poeti detto ch'egli adopra il carro con que' compagni per di-


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