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Biblia, Col » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 99r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


cade, et il parlare di questi tali si risolve come se non havessero detto nulla. Quello poi
che s'appartiene ad Arianna si narrerà nelle cose seguenti dove di lei si tratterà. Che
costui fosse lacerato dai Giganti et poi sepolto, credo essere stato detto perché da Euse-
bio nel libro dei Tempi si scrive che regnando Pandione in Athene, cioè negli anni del
mondo tremilleottocento e novantasei (testimonio Marco Varrone Poeta), questo pa-
dre Libero guereggiando contra Perseo fu morto in battaglia, et che la sua sepoltura si
vede in Delpho appresso l'aureo Apollo. Et questo sia detto in quanto all'historia. Ma
alla fittione da alcuni s'aggiunge che egli, benché fosse sepolto tutto stracciato, nondime-
no suscitò intiero; la qual cosa penso deversi intendere che, bevendosi più fiate, per lo ca-
lore del vino si move una ebbrietà per la cui assai si vede Baccho vivere et oprare al-
cuna cosa. Nondimeno d'intorno ciò diceva Alberico Baccho deversi intendere l'anima
del mondo, la quale, benché per li corpi del mondo a membro per membro sia divisa, tuttavia pare
che si rientegri, attuffandosi et riformandosi et sempre perseverando una istessa, non
patendo nessuno affanno della sua semplicità. Ma io istimo questo Baccho d'Alberico de-
versi intendere il Sole di Macrobio. Esso Macrobio transferisce tutte le deitadi. È depin-
to in habito di donna perché nell'impresa contra gl'Indi hebbe nel suo essercito molte
donne, sì come è stato predetto, overo perché il continuo bere indebilisce le forze, et alla
fine rende ancho debile il bevitore. Ignudo poi viene dipinto perché l'ebbro manifesta il
tutto, overo perché il bere ha già condotto molti a povertà et a restar ignudi; o pure
perché il bere genera calidezza. È figurato fanciullo, attento che non altrimenti gli eb-
bri sono lascivi che [in] i fanciulli, a' quali non è ancho l'intelletto intiero. Hora ci resta ve-
der dei nomi. Primieramente si chiama Baccho, che suona l'istesso che furore; percioché il
vino, et specialmente il novo, è di così focoso furore che non può essere tenuto rinchiuso
da nessuna chiusura, et ancho rende furiosi quelli che il pigliano senza misura, sì come è
stato predetto. Chiamasi Bromio da Bromin, che significa consumare, percioché la mode-
sta bevanda del buon vino consuma le superfluità dei cibi et aiuta il padire, sì come a-
i phisici piace; ma pigliato fuori di misura disecca la humidità buona, et avilisce di sor-
te le forze dei nervi, che per lo più gl'ingordi diventano tremanti et debili. Chiamasi
appresso Lieo da Lien, che vuol dire tratto, perché a volta a volta si bee; overo da ligo,
ligas
, perché pigliato modestamente raccoglie le disperse forze et le accresce, ma disho-
nestamente lega i sensi et la ragione. Overo, secondo Fulgentio, è detto Lieo perché ci con-
cede una certa lenità et piacevolezza, che, poscia che alquanto habbiamo bevuto, diven-
tiamo più essorabili. Si dice ancho Ignigena, o perché sia generato di fuoco o vero per-
ché genera il foco, cioè il calore, attento che veggiamo i capi dei bevitori fumosi, et che
alle volte per la callidità metteno giù le vesti. Si noma ancho Nato di novo, et per ciò
il dicono Ditirambo, che, secondo Lattantio, suona l'istesso; onde che un'altra fiata sia na-
to di sopra egli s'è dimostrato, et indi, meritevolmente, Bimadre. Niseo poi è chiamato
dalla città Nisa dove è adorato overo da Nisa, una delle cime del monte Parnaso a lui
consacrata; Thioneo, che suona l'istesso che fa intonso, cioè non raso, è chiamato per-
ché le viti da' quali nasce ha i palmiti lunghi; overo, il che istimo meglio, per dimostrar


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