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Gellius, Aulus - Noctes Atticae » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 6v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Ubbidirete; o quel fie da trovare;
Che chiamato la terra non percossa
Fa ogn'hor tremare? Quel che vede aperta
Gorgona; et con estreme battiture

Castiga Erinne timida, e tremante?


Così ancho Statio, dove interroga per commandamento di Etheocle il cieco vecchio
Tiresia del successo della guerra Thebana, dice:
Sappiamo bene quel, che voi temete
Esser nomato, et esser conosciuto;
Et Hecate turbar, s'io non temessi
Te sol Timbreo; et del triplice mondo,
Il sommo, che conoscer quel non lice.
Ma i' taccio.

Et quel che segue. Onde questo del quale parlano questi due Poeti senza esprimer il
nome, Lattantio, huomo famoso et dotto, scrivendo sopra Statio chiaramente dice esse-
re Demogorgone, capo et primo dei Dei gentili. Et noi ancho a bastanza possiamo cono-
scerlo, se vogliamo considerar bene le parole dei versi. Percioché dice appresso Lucano
una incantatrice et gentile, volendo dimostrare la preminenza et la sotterranea stan-
za di costui, la terra tremare al suo nome; il che non fa giamai, se non percossa. Segui-
ta questo istesso perché vede Gorgone, cioè la terra aperta ch'è al sommo, percioché
habita nelle viscere della Terra, rispetto a noi che habitiamo di sopra a lui, conciosia
che veggiamo solamente la superficie; overo vede Gorgona aperta, cioè quel monstro
che cangia in sassi ch'il mira; né però si tramuta in sasso, accioché appaia della sua pre-
minenza un altro segno. Terzo, poi, dimostra la sua potenza d'intorno le cose inferna-
li mentre dice quello con battiture castigare la Erinne, invece delle Erinne, cioè quel-
le Furie infernali, non con altro che con la potenza opprimendole et sdegnandosi. Que-
sto, poi, che sia conosciuto dai Superi dice Statio, affine di far conoscere quello et sot-
terraneo et prencipe di tutti, che chiamato può constringere gli spiriti beati nei desi-
deri de' mortali. Il che essi non vorrebbono quello essere conosciuto, perciò dice illicito;
perché sapere i segreti d'Iddio non appartiene a tutti, conciosia che se fossero conosciuti
la potenza della deità vorrebbe quasi in disprezzo. Oltre di ciò a costui, accioché la li-
berale et rispettata antichità crescesse per lo rincrescimento della solitudine (come
dice Theodontio), aggiunse la Eternità et il Caos, et una famosa schiera di figliuoli.
Imperoché vollero lui tra maschi et femine haver havuto nove figliuoli, sì come si di-
mostrerà più distintamente. Qui era loco da scoprire se alcuna cosa fosse riposta sotto
fittione poetica; ma essendo ignudo il sentimento di questa falsa deità, solamente ci re-
sta dichiarare quello che paia voler significare così horrido nome. Risuona adunque,
sì come istimo, Demogorgone in greco, latinamente Iddio della terra. Perché, come dice
Lattantio, s'interpreta Demon per Iddio et Gorgon per terra, overo più tosto sapien-
za della terra, essendo spesse volte Demon esposto per sapere o per scienza. O pu-
re, come meglio ad altri piace, Iddio terribile; il che del vero Iddio c'habita in cielo si
legge: Santo et terribile il nome di lui. Ma questo per altra cagione è terribile; per-
cioché quello per l'integrità della giustitia ai malfattori nel giudicio è terribile, que-
sto poi a quei c'hanno creduto pazzamente. Finalmente, pria che trattiamo altro de'
figliuoli, ci pare dire alcuna cosa dei compagni.


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