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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


lo montò in nave, et cacciato da lungo viaggio prima si fermò in Samothracia, che alho-
ra era Samo; sì come testimonia Virg. dicendo:
Dardano nato in questi campi venne
Fino di Phrigia a le cittadi Idee,
Fino a Samo di Thracia; la qual'hora
Si chiama Samothracia; di qui lui

Partito da la sedia di Coritho.


Et quello che segue. Da Samo poi se n'andò in quella parte dell'Asia che è vicina al mare
Helesponto, et quella regione ch'egli occupò dal suo nome la chiamò Dardania; dove vi
tenne la sua sedia, et dal suo nome v'edificò un castello detto Dardanio. Il che, secondo
Eusebio, fu circa il trentesimoquinto anno di Mosè, regnando Steleno in Argo; che fu ne-
gli anni del mondo tremilasettecentotrentasei. Ivi adunque havendo regnato cinquanta
anni, come dice l'istesso Eusebio nel libro dei Tempi, lasciato il figliuolo Erittonio, che so-
pravisse a lui, finì l'ultimo giorno.
Erittonio figliuo-
lo di Dardano, che generò Troio.
Fu Eritonio figliuolo di Dardano. Paolo pensò che costui nascesse di
Candavia sua moglie. Questi adunque successe al padre Dardano; et
havendo regnato quarantasette anni, lasciato un figliuolo chiamato Troio, se ne morì.
Troio figliuolo d'Erit-
tonio, che generò Ganimede, Ilione et Assarico.
Troio fu figliuolo d'Erittonio, sì come è cosa chiara per li versi di
Ovidio. Costui succedendo al padre et essendo huomo di guerra am-
pliò il suo regno, et chiamò dal suo nome quel paese Troia che per
inanzi si diceva Dardania. Questi hebbe guerra contra Tantalo Re
di Phrigia perch'egli gli rapì il figliuolo Ganimede, il quale fu da
lui generato oltre Ilione et Assarico; i quali sopravivendo a lui, egli
finì l'ultimo giorno.
Ganimede figliuo-
lo di Troio.
Ganimede figliuolo di Troio fu bellissimo garzone, del qua-
le così scrive Virgilio:
Mentre il fanciullo sopra il monte d'Ida
Cinto di frondi il crin coi dardi, e 'l corso
I cervi turba; fu rapito in alto
Da l'armigero uccel del sommo Giove,
Onde i vecchi custodi del fanciullo
Alzano invan le mani fino al cielo,

Et abbaiano indarno in aria i cani.


Dice Ovidio che costui fu rapito in cielo et fatto coppier di Giove, et essere il segno di
Acquario. L'intento della qual fittione con poche parole secondo il suo giudicio dichiara


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