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Galenus, Claudius - De febrium differentiis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 8r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


mare che l'aiutasse, tutta bagnata et tutta infiammata, mandando fuori infiniti sospiri pa-
reva che si havesse a cangiare in sudore, havendo ella anchora in sé la forte mano di De-
mogorgone; per cui avenne che, trattogli già il Litigio, gli cavò medesimamente insieme tre
Parche, et Pane. Indi, parendogli poi Pane più atto degli altri nelle attioni delle cose, lo fe-
ce governatore della tua stanza, et gli diede per serventi le sorelle. Chaos a questo partito,
libera del peso, per comandamento di Pane successe nella sedia di Demogorgone. Ma il Li-
tigio, da noi più volgarmente detto Discordia, da Homero nella Iliade è chiamato Lite, et
detta figliuola di Giove; la quale egli dice, percioché Giove per colpa sua era stato offeso da
Giunone circa la natività d'Euristeo, di cielo in Terra era stata cacciata. Theodontio poi
sopra il Litigio adduce appresso molte altre cose, le quali dove meglio [non] <nel> procedere ci par-
ranno da porre, le metterò; onde qui al presente le lascio. Hora hai inteso, inclito Re, la ri-
dicolosa favola; ma siamo già giunti là dove è bisogno levare la corteccia dalla verità della
fittione. Ma prima egli è da rispondere a quei che spesse volte dicono, perché i Poeti scris-
sero le opre d'Iddio, della natura, o vero degli huomini sotto velame di favole? Non haveva-
no altra via? Certissimamente la vi era, ma sì come a tutti non è una istessa faccia, così né an-
cho i giudici degli animi. Achille prepose l'armi all'otio; Egisto l'otio all'armi. Platone, la-
sciato tutto il resto, seguitò la Philosophia. Phidia il scolpire statoue col scolpello. Apelle col
pennello dipingere imagini. Così, accioché io lasci gli altri studi degli huomini, il Poeta s'è
dilettato con favole cuoprire il vero. La cagione del cui diletto Macrobio scrivendo sopra il
Sogno di Scipione assai apertamente pare che la dimostri, mentre dice: Ho detto degli al-
tri dei; et dell'anima non indarno si convertono alle favole per dilettar sé, né altri, ma per-
ché sanno la sua spositione aperta in ogni parte essere inimica della natura; la quale sì co-
me ai sensi degli huomini volgari col diverso suo cuoprire di cose ha levato la cognitione di
intenderla, così dai prudenti ha voluto i suoi segreti con favolose descrittioni essere tratta-
ti. In tal modo essi misteri di favole con segreti sono aperti, overo accioché tolti via questi la
natura si dimostri ignuda di cose tali; ma consapevoli solamente gli huomini saggi del vero se-
greto con l'interpretatione della sapienza, contenti sono gli altri.
Questo disse Macrobio.
Et, come che molto più si potesse dire, nondimeno istimo a bastanza essersi risposto ai diman-
danti. Appresso, honoratissimo Re, egli è da sapere sotto questi figmenti non esservi una sola
intelligenza; anzi più tosto si può dire Poliisemo, cioè senso di molte. Percioché il primo sen-
so si ha per corteccia, et questo è chiamato litterale. Altri per le significationi, per corteccia;
et questi sono detti allegorici. Et accioché quello ch'io voglia dire più facilmente si capisca,
metteremo un essempio. Perseo figliuolo di Giove per figmento Poetico amazzò Gorgo-
ne, et vittorioso volò in cielo. Mentre questo si legge secondo la scrittura, non si piglia al-
tro che il senso d'historia. Se da queste scritture poi si ricerca il senso morale, si dimostra
la vittoria del prudente contra il vitio, et il camino alla vertù. Se ancho vogliamo poi al-
legoricamente pigliare il tutto, ci viene designata l'elevatione della pia mente alle cose
celesti, sprezzate le mondane. Oltre di ciò, potrebbe anologicamente esser detto per la fa-
vola esser figurato l'ascender di Christo al Padre, vinto il prencipe del mondo. I quai sensi
nondimeno, benché siano nomati con diversi nomi, tuttavia si pono chiamar tutti allegorici; il


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