BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Physica » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 118r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


che venne fino in Italia, ma Servio dice che Varrone narra che l'ossa d'Anchise per co-
mandamento dell'oracolo furono levate et portate via da Diomede; ma sopportando egli
poi molte disgratie, dall'istesso Diomede insieme col Palladio furono restituite. Il che an-
cho esso Virgilio tocca mentre descrive Didone irata contra Enea, che così gli dice:
Et lo spirito, et le ceneri d'Anchise,
Né l'ombre, trassi mai fuor del sepolcro.

Volendo quasi inferire io non ho mai fatto questo, sì come Diomede. Oltre ciò pare che
Servio voglia per questa cagione da Virgilio in persona d'Enea esser detto:
Di novo io vi saluto, o ricevuti
Ceneri, ombre, et spiriti del padre.

Come se una volta fossero tolti da Troia, et di novo da Diomede. Nondimeno dove egli si
morisse, per ciò non si può comprendere, ma le parole di Servio mostrano accostarsi ch'ei
morisse inanzi la ruina di Troia. Qualmente poi, ch'io tenga che Anchise havesse questo
figliuolo da Venere, mi serbo a dirlo dove scriverò d'Enea. Ma che per essersi dato van-
to fosse da Venere accecato, tengo che si debba intendere in questo modo. Alcuni giova-
ni sono soliti tra le principali sue felicitadi tener conto dei loro coiti et delle frequenti
amicitie di più donne, come se per ciò volessero che la loro bellezza fosse istimata essendo da
molte desiderata, et eglino raccolti da gran numero di donne; di che a loro pareva inalzarsi
veggendosi che nel coito erano molto valorosi. Dal qual continuar del coito molte fiate nascono
delle infermitadi et per lo più s'indebiliscono le virtù corporali, et specialmente la vista; per-
cioché è cosa certissima molti essere venuti per lo coito non solamente con la vista corta, ma an-
cho haverla perduta. Onde conosciuto il mancamento del loro vantarsi, meritamente sono detti
essere da Venere acceccati. Così puotè intervenire ad Anchise, perché mancandogli la vista per
haver di soverchio atteso ai coiti fu trovata questa inventione. Ma accioché non paia che Ser-
vio discordi da Virg., puotè in Anchise di sorte essere indebilita la virtù visiva ch'egli non di-
scernesse le cose c'havea inanzi overo non potesse vedere di lontano; i quali huomini tali per una
certa usanza antica di parlare chiamiamo ciechi, benché ancho eglino vedessero i raggi
del Sole et le fiamme del foco. Di che in tal modo Anchise (secondo Servio) puotè esser cie-
co, ma nondimeno (sì come dice Virgilio) veder la fiamma del nipote. Costui oltre Enea
hebbe ancho delle figliuole, tra quali si sa il nome solo d'Hippodamia.
Hippodamia figli-
uola d'Anchise.
Hippodamia, sì come nella Iliade piace ad Homero, fu figli-
uola d'Anchise et più vecchia di tutte l'altre, accioché appaia ch'egli
n'havesse dell'altre. Costei fu molto bella et molto amata dal padre,
ma non si sa chi di lei fosse madre. Nondimeno fu data per moglie ad
Alcataone Troiano, il quale poi da Idomeneo Cretese nella guerra Troiana fu morto. Del-
le altre figliuole, né esso Homero né altro ch'io m'habbia letto ne riferisce alcuna cosa.
Enea figliuolo d'Anchi-
se, che generò Ascanio et Silvio Posthumo.


pagina successiva »
 
p. 118r