BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Theages » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 119r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


novo rientrato in mare per vedere, secondo l'oracolo, l'antichissime sedie degli avi suoi,
andò in Creta; et d'ivi essendo già da' Candiani stato cacciato il Re Idomeneo, come s'egli
quasi fosse giunto alle sedie de' suoi progenitori, percioché di quel paese fu Teucro figliuo-
lo di Scamandro che insieme con Dardano havea signoreggiato ai Dardanii, si fermò in
Candia. Ma cacciato ancho di là per la peste, et essendo fatto certo che Dardano era sta-
to Italiano, si dispose passar in Italia, et indi venne in Chaonia; et da Heleno indovino
avisato di ciò che gli havea ad occorrere passò in Sicilia. Et appresso Trapani (sì come pia-
ce a Virgilio) gli morì il padre, dove poscia che hebbe racconciate le navi che per la for-
tuna erano tutte conquassate, da un vento crudele fu condotto in Africa, secondo che narra
l'istesso Virgilio, benché altri neghino; et ivi dalla reina Didone fu ricevuto, essendo già
sette anni stato errabondo. Con la quale essendo alquanto dimorato et congiunto con lei
(se ciò si deve credere al Mantovano), per aviso degli dei partendosi d'Africa di novo ri-
tornò in Sicilia ad Aceste, et con grandissima magnificenza celebrò i giuochi in memoria
del padre. Et edificata ivi la città Acesta, lasciandovi parte delle sue genti, mentre passa-
va in Italia perdette Palinuro, capo della sua armata. Indi giunse al porto di Baie et con
la guida della Sibilla scese all'Inferno et passò fino ai Campi Elisi; dove ritrovato il pa-
dre Anchise, col mezzo suo vide tutta la sua discendenza. Fatto questo ritornò sopra la
terra, et fornite l'essequie funerali a Miseno suo Trombetta navigò in Caieta; dove mo-
rendo Caieta sua nudrisce v'edificò una città col nome di quella. Finalmente si condusse in
Italia alle foci del Thebro, fino dove, dice Servio, che non gli venne meno la visione della
madre Venere; la quale non essendo più da lui veduta, egli s'imaginò esser giunto al pre-
destinato loco, et ivi deversi fermare. Et così fece. Onde hebbe prima l'amicitia d'Evan-
dro et indi di Latino Re di Laurenti, che gli diede per moglie la figliuola Livinia, che
prima era stata promessa a Turno re di Rutuli; percioché così gli haveano mostrato gli
oracoli. Là onde Turno mosse gran guerra contra lui; nondimeno aiutato da Evandro re
degli Arcadi et da' Thoscani, al dispetto di Mezentio re d'Agellia ottenne il reame et la
sposa. Della sua morte gli antichi hanno diverse openioni, percioché Servio dice che Ca-
tone vuole che, facendosi un fatto d'armi appresso Lauro Lavinio, et stando i compagni
d'Enea a partir la preda, Latino fu amazzato da Enea; il quale Enea in quella battaglia
più non comparse. Ascanio poi amazzò Mezentio. Altri dicono poi che, essendo Enea
vincitore et sacrificando sopra il fiume Numico, in quello cadde, né il suo corpo fu più ri-
trovato. La qual cosa gentilmente tocca Virgilio mentre induce Didone, vicina alla morte,
far questi preghi contra lui, dicendo:
Travagliato almen sia da guerre, et armi
De la più fiera, et orgogliosa gente;
Vada in essiglio, fuor de' suoi confini,
Et da le braccia sia tolto d'Iulo;
D'aiuto preghi altrui; l'indegne morti
Veggia de' suoi; né quando a l'aspre leggi
Ubbidito haverà d'iniqua pace;
Il regno goda, o il desiato lume.
Ma caggia egli anzi tempo, et sopra il lito
Resti insepolto de l'harena in mezzo.

Oltre ciò sono di quelli che dicano ch'egli fu morto da Turno, et vogliono che Virgilio
scriva questo sotto arteficiosa fittione, dove in mezzo l'ardor della battaglia mostra che


pagina successiva »
 
p. 119r