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Valerius Flaccus, Gaius - Argonautica » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 119v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Giunone tema la morte di Turno; di che per levarlo fuori della battaglia finge ch'ella si
trasmutasse nell'effigie d'Enea, contra cui dice che subito si rivolse Turno, et Enea fuggì
alle navi ch'erano nel fiume Numico, et che per insino in quelle fu perseguitato da Turno.
Onde secondo la verità dell'historia vogliono non che Giunone si mutasse in Enea, ma esso
Enea; il quale fuggendo l'armi di Turno fu da lui appresso il Numico amazzato. Il che
in parte per li sopradetti versi si può conoscere; né puote altrove haver tacciuto Virgilio,
mentre nell'istesso libro induce Venere che prega Giove, et dice:
Almen lecito sia, che sopraviva
Il mio nipote Ascanio senza offesa,
Et ch'ei possa drizzarsi a quel camino
Che la fortuna a lui vorrà mostrare;
Et ti deve bastar, ch'Enea gittato
Da onde ignote sia per strani liti.
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Dove se mettiamo mente, non v'essendo più Enea, Venere che fino alhora era stata solleci-
ta del figliuolo, al presente prega per lo nipote Ascanio. Et Ovidio nel suo maggior volu-
me par che tenga l'istesso, mentre dice:
Di Laurento indi pervenne al lito
Dove coperto di cannelle serpe
Il bel Numicio nei vicini mari
Con l'onde istesse, et a costui comanda,
Che lavi ciò, c'ha di mortal Enea
Et con quieto corso il tutto porti
Fino nel mare; di che il buon Numico
Adempisce di Venere i mandati,
Et quanto di mortale era in Enea
Con l'onde proprie egli li caccia, et purga.

Questo istesso ancho pare che voglia Giuvenale, mentre dice:
L'uno per l'acque fu mandato al cielo
L'altro per fiamme andò fino alle stelle.

Dove intende di Enea et Romolo, perché Enea morì nell'acque, come è stato predetto,
et Romolo appresso la Palude Caprea da folgori et tempeste fu tolto dal mondo; amendue
i quali appresso Romani furono honorati con solenne riverenza, percioché esso Enea, mo-
risse come si volesse, dagl'indigeni fu tenuto per iddio et chiamato Giove Indigite. Tale
historia è adornata d'alcune fittioni, la ragion delle quali l'ordine ricerca che veggiamo.
Che Enea fosse figliuolo di Venere, ciò non è dirittamente da tutti inteso. Alcuni voglio-
no che nella natività d'Enea Venere signoreggiasse il cielo, et a lei appartenersi la dimo-
stratione dei futuri successi; et per opra di questo dominio essere avenuto molte cose ad Enea, le
quali per industria da Virgilio sotto figmenti poetici sono nascoste. Onde il dichiararle
al presente et voler renderle chiare non è di mia intentione, né s'appartiene all'impresa
incominciata. Altri poi vogliono ch'egli nascesse in quell'hora che Venere, venendo il tem-
po matutino, si leva; et però vogliono che sia detto suo figliuolo quasi che appaia egli esse-
re stato prodotto in luce, quando ella si levava. Altri istimano poi che la madre di lui fos-
se sì bella che, perduto il proprio nome, s'acquistasse quello di Venere; per la qual cosa
pensano che Virgilio dicesse:
Per lo superbo maritaggio Anchise
Di Venere divenne assai più degno.

Altri tenendo diversa openione pensano che sia stato detto figliuolo di Venere perché
non di matrimonio, ma di concupiscevole congiuntione nacque, facendo tal prosuposto
che sarebbe quasi cosa impossibile che la madre di tanto huomo non fosse stata cono-
sciuta, se d'Anchise fosse stata moglie; ma per coprire la nota d'infamia del famoso huo-


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