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Varro, Marcus Terentius - luogo non identificato » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 128v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Virgilio nella Georgica ne noma diciotto, cioè Clime, Drimo, Xanto, Logea, Philedoce,
Nisea, Espio, Thalia, Cimodoce, Cidippe, Licora, Clio, Berce, Ephire, Opi, Deiopea, Are-
tusa, et Achao, le quali istimo dinotare diverse proprietà de' fiumi. Né per ciò ci nuoce
che tra queste ve ne sia nomata alcuna delle Nereidi, dovendo noi credere che il mare et
i fiumi in alcune proprietadi si convengano. Ve ne sono ancho delle altre che si chiama-
no Napee, et sono dei fonti, et così sono dette quasi Naptee, cioè cataratte et origini d'
acque, attento che Napta appresso Persi è l'istesso che è fomite, di che i fonti sono con-
tinuo nodrimento dei fiumi. Di queste se ne ricordano nove a' quali è dedicato il fonte
Castalio; i cui nomi non narrerò qui perché si chiamano Muse, et di queste altrove se
ne scriverà a lungo. Ve ne sono ancho delle altre che si chiamano dei boschi, et si dica-
no Driadi, percioché Drias si chiama albero overo quercia. Di queste Claudiano dove
tratta delle Lodi di Stillicone ne ricorda sette, cioè Leontadome, Neuopene, Thero, Bri-
tomarti, Licaste, Agaperte, et Opi; le quali non dubiterò io che non siano proprietà d'
alberi interpretati in generale. Ve ne sono ancho delle altre che si chiamano degli al-
beri, et sono dette Amadriadi. Altre poi dei monti chiamate Oreadi, percioché Oron in
greco significa latinamente Monte. Così ancho altre si dicono Himnidi, sì come piace a
Theodontio, le quali sono Nimphe dei prati et dei fiori. Tutte queste dice Aristotile che
alle volte muoiono et mancano, sì come fanno i Pani et i Fauni. Ma Plinio nel libro
dell'Historia Naturale non consente semplicemente che le Nereidi siano acque overo pro-
prietà d'acque, dove in tal forma dice: Et la opinione delle Nereidi non è falsa, percio-
ché hanno il corpo peloso et coperto di squame, et il loro volto ha effigie humana; at-
tento che nel medesimo lito, cioè degli Olisipolenti questa è stata veduta, della cui mo-
rendo gli habitatori di lontano sentirono il tristo canto. Et il legato della Gallia scrisse
al divo Augusto che nel lito apparirono molte Nereidi mezze morte.
Questo dice Pli-
nio. Onde per confermar meglio questa openione segue poi dicendo: Ho auttori chia-
rissimi dell'ordine Equestre, che da loro fu veduto nel Gaditano Oceano un huomo ma-
rino di notte con tutto il corpo montare sopra una nave, et di sorte aggravarla da
quella parte che era salito, che se molto vi fosse dimorato ella si sarebbe affondata. Et
al tempo di Tiberio Imperadore, dirimpetto al lito dell'Isole della provincia de' Lione
l'Oceano gittò a riva più di trecento bestie di diverse sorti, et grandi a maraviglia; né
pochissime furono quelle gittate nel litto di Santoni, et tra l'altre vi furono Elephan-
ti et montoni, per la bianchezza delle corna a loro simili. Ma vi furono molte Nereidi.

Questo narra Plinio. Ve ne sono ancho, accioché molto non si dilunghiamo dal significa-
to del vocabolo, delle altre Nimphe, sì come spesse fiate i poeti le hanno nomate, come sa-
rebbe Circe, Calisto, Climene et molte altre simili, le quali furono vere donne. Né di lo-
ro si deve intendere fittione nessuna, anzi per tali sono da intendere le donzelle vergini
et nobili che sempre stanno rinchiuse nelle camere, onde sono delle Nimphe perché, dal-
la flemmatica complessione che sono nodrite, come humidi et molli sono delicate et te-
nerelle, et in loro, sì come in cose acquose, leggiermente ha potere ogni impressione. Le
femine rozze per lo più, rispetto alla fatica et al caldo del Sole, sono di dura pele et


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