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Herodotus - Historiae » Aristoteles - Metaphysica » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. IIIIv

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


imperadore et Federigo Re di Sicilia insieme con Genovesi mossero guerra contra il
Re Roberto; nel qual tempo poi il detto Imperadore morì in Puglia appresso Beneven-
to. È questo Certaldo posto sopra un eminente colle vicino al quale corre il fiume Elsa,
onde propriamente chiamasi Certaldo di Val d'Elsa. Nacque di vili et poveri parenti,
sì come egli medesimo ne fa fede et si può conietturare in molti luoghi delle opere sue,
i quali come poco importanti et di nesuno momento lascio adietro. Fu il padre suo
poverissimo et dato agli essercitii rusticani, il nome del quale sanza dubbio veruno
fu Boccaccio, come egli istesso ne fa fede nel nono et ultimo libro sopra i Casi degli
Huomini Illustri
, dove nel trattato di Iacopo, Mastro dei cavalieri Templari, così dice:
Nil aliud quousq. illis ingentes spiritus sufficere; quam qui dudum occubuere; testan-
tes ut aiebat Boccatius vir honestus et genitor meus, qui se his testabatur interfuisse
rebus.
Non haveva il padre suo cognome nessuno eccetto che dal proprio suo nativo
luoco, onde si diceva Boccaccio da Certaldo; il che si manifesta nella Visione di M.
Giovanni, come che dubbio sia ella essere sua, quando ei dice:
Quel, che vi manda questa visione
Giovanni è di Boccaccio da Certaldo.

Nondimeno egli, lasciando il cognome del castello et prendendo quello del padre, si chiamò
quasi sempre Giovanni Boccaccio. Ma ritornando al padre di lui, dico ch'egli, veggendo-
si povero et aggravato d'altri figliuoli, conoscendo questo, ancho fanciullo, che nella
phisonomia, nei costumi et nelle operationi dimostrava non essere di basso et rozzo
intelletto, atto ad essere posto ad alcuno essercito più che mecanico, anzi per essere d'a-
veduto et acuto ingegno di attendere a cose di momento, tra sé propose che si esserci-
tasse nella mercatantia. Così, essendo Giovanni ancho fanciullo, il pose a stare a Firen-
ze con un mercatante Fiorentino, onde per essere buono Aritmetico et sapere benissi-
mo tener conto di libri da quello era tenuto caro, et seco fu condotto a Parigi; col qua-
le dimorò lo spatio quasi di sei anni non già con l'animo tranquillo, anzi più che mez-
zanamente travagliato, parendogli non spendere i giorni come havrebbe voluto et de-
siderava. La qual cosa, che così fosse, egli istesso nel Quintodecimo libro della presen-
te Geneologia, dove tratta che per lo più l'huomo segue quegli studi a' quali è
inchinato, il dimostra dicendo: Satis n. memini apposuisse patrem meum conatus om-
nes; ut negociator efficerer, meq. adolesentiam nondum intrantem arismetrica instru-
ctum maximo mercatori dedit discipulum, quem penes sex annis nil aliud aegi; q. non
recuperabile tempus in vacuum terrere. Hinc quoniam visum est aliquibus ostendentibus
inditiis me aptiorem fore literarum studiis; iussit genitor idem ut pontificum sanctiones, di-
ves exinde futurus; auditurus intrarem, et sub preceptore clarissimo fere tantundem
temporis incassum etiam laboravi. Fastidiebat haec animus, adeo ut in neutrum horum officio-
rum, aut praeceptoris doctrina, aut genitoris auctoritate, qua novis mandatis angebar
continue aut amicorum precibus, seu obiurgationibus inclinari posset; in tantum illum
ad poeticum trahebit affectio.
Di che, come si comprende dalle sue parole et
scrive Benvenuto da Imola, egli odiando tale essercitio et poco curando i negotii
del padrone, da lui fu licenciato et rimandato alla patria. Là onde essendo giunto al


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